Sottotitolo: Il cardinale Zuppi, aprendo i lavori della sessione straordinaria del Consiglio permanente della CEI, rilancia l’appello di Papa Francesco e Leone XIV per la pace in Medio Oriente e una solidarietà concreta che passi attraverso i corridoi umanitari

Con lo sguardo rivolto al popolo ferito di Gaza e le mani tese alla costruzione di sentieri di riconciliazione, il cardinale Matteo Zuppi ha aperto i lavori della sessione straordinaria del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana proponendo una visione che, fedele alla linea evangelica, si fa concreta nella proposta: aprire corridoi umanitari, costruire ponti, non scavare trincee.

Nel solco tracciato da Papa Francesco – di cui il presidente della CEI ha ricordato con commozione la capacità di “avvicinare la Chiesa alla gente” – e incoraggiato dalle prime parole di Leone XIV, Zuppi rilancia un appello che è insieme grido di dolore e invito alla responsabilità: «Rispetto del diritto internazionale umanitario, ingresso di aiuti senza restrizione, apertura di corridoi umanitari e promozione di un dialogo che possa realizzare la soluzione dei due Stati».

Un’esortazione che affonda le radici nel Vangelo, ma che trova espressione concreta nella dottrina sociale della Chiesa e nella storia recente della stessa Conferenza episcopale italiana, già promotrice – in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese evangeliche e il governo – di corridoi umanitari per rifugiati siriani e afghani.

«Corridoi umanitari» non è solo un’espressione tecnica: è una forma moderna e profetica del sentire cum Ecclesia, del farsi prossimo, dell’agire per amore e non per ideologia.

Il riferimento di Zuppi alla “architettura di pace” costruita dai padri fondatori dell’Europa ha un valore profondo: ogni passo che sfugge alla logica dello scontro è un passo che avvicina a una pace giusta. Per questo, anche i fondi dell’8xmille sono chiamati ad essere parte attiva di questi progetti: «La Chiesa italiana – ha detto Zuppi – è pronta a sostenerli». E per questo il presidente della CEI auspica che le modifiche unilaterali al meccanismo dell’8xmille siano riviste nel rispetto degli accordi pattizi.

Il riferimento alla guerra in Ucraina, e ai tanti conflitti che insanguinano il pianeta, non è mai generico: ogni guerra è sempre una sconfitta dell’umanità. E ogni corridoio umanitario, ogni gesto di dialogo, ogni scelta a favore della vita – dal concepimento alla morte naturale, dal lavoro alla cura dei più fragili – è una profezia incarnata della pace evangelica.

Non mancano, nelle parole del cardinale, la denuncia della povertà crescente, la sollecitazione a salari giusti, l’invito a «coraggiose politiche del lavoro», e il rifiuto chiaro della riconversione bellica di aziende in crisi: «Non fa bene né alla nostra economia, né al mondo».

Infine, il richiamo accorato a tutelare i minori e i vulnerabili dagli abusi e a portare a compimento il Cammino sinodale della Chiesa italiana: “Abbiamo chiesto partecipazione, e l’abbiamo avuta”, ha detto Zuppi. Ma la partecipazione, come la pace, è fragile: va custodita, alimentata, resa credibile.

Nel cuore della Chiesa italiana, che in questi mesi saluta Papa Francesco e accoglie Leone XIV, si rinnova così il mandato: essere strumenti di misericordia e di giustizia, senza lasciarsi paralizzare dal dolore del mondo, ma anzi trasformandolo in azione, in coraggio, in futuro.

Per Gaza, oggi più che mai, la via della pace passa da quella dei corridoi: umanitari, cristiani, evangelici.