In un’estate segnata da cronache buie e notizie laceranti, la vicenda del piccolo Allen Bernard Ganao, scomparso e ritrovato vivo a Ventimiglia, è una pagina di luce. Un fatto che non solo rassicura ma riaccende la fiducia nella solidarietà, nell’umanità e nel senso del dovere delle istituzioni.
In un tempo in cui troppo spesso ci abituiamo all’irreparabile, al tragico che arriva come una condanna, la storia di Allen Bernard Ganao, 5 anni, ci prende per mano e ci restituisce il respiro. Disperso per due lunghissimi giorni, mentre l’angoscia saliva e i titoli dei telegiornali lasciavano presagire il peggio, la notizia che ha fermato ogni cuore è arrivata come una carezza: Allen è vivo.
Si era smarrito nei pressi di Ventimiglia, una zona complessa, di confine e, per certi versi, liminale anche nella sua geografia morale, tra speranze migranti e dolori antichi. Ma in quel luogo di transiti incerti, qualcosa ha funzionato. Ed è giusto dirlo forte: qualcosa ha funzionato davvero.
Non un solo gesto, ma una catena di dedizione: i volontari, la protezione civile, i vigili del fuoco, la polizia, le unità cinofile, gli uomini e le donne che hanno battuto ogni metro, ogni anfratto, ogni speranza. Non hanno smesso di cercare. Non hanno permesso che si parlasse solo di “distanza percorsa dal bambino”, di “fuga”, di “distrazione dei genitori”. Hanno scelto di credere che Allen potesse essere trovato. Vivo.
E Allen è stato trovato, stremato ma salvo, infreddolito ma con gli occhi aperti sul mondo, come se sapesse che quel mondo non lo aveva dimenticato. È l’immagine che ci voleva, è l’abbraccio che cercavamo. Non per dimenticare i drammi, ma per ricordare che il bene non è sempre sconfitto.
In questi stessi giorni, altri bambini non ce l’hanno fatta. Altri piccoli, da Cutro a Gaza, da Lampedusa a periferie senza nome, si sono persi per sempre. E allora questa storia italiana, fatta di soccorritori che non si arrendono, di famiglie che pregano e di cittadini che sperano, è una lezione morale. Un promemoria. Non tutto è perduto, se ci si prende cura.
Grazie Allen. Perché ci hai fatto sperare.
Grazie a chi ti ha cercato. Perché ci avete fatto credere.
Grazie a chi non si è voltato altrove. Perché ci avete ricordato che salvare una vita non è solo un gesto eroico: è una responsabilità collettiva.
In un’Italia attraversata da divisioni, il tuo ritrovamento è un piccolo miracolo laico. E forse anche qualcosa di più.