Una nota del Dicastero per la dottrina della fede, datata 31 ottobre ma pubblicata l’8 novembre, afferma che è possibile battezzare le persone adulte che hanno cambiato sesso o i figli di una coppia omosessuale nati attraverso la maternità surrogata. Nulla osta all’essere testimoni a un matrimonio.

La società liquida ha creato nuove e mutevoli condizioni affettive e aggregative con le coppie omosessuali e la generazione di nuove vite attraverso il ricorso del cosiddetto “utero in affitto” di madri surrogate. 

Anche la percezione soggettiva dell’identità sessuale è stata estesa all’oggettivazione dei caratteri sessuali morfologici rispondenti ai propri desiderata. 

Senza entrare, in questa sede, nel merito della valutazione morale e al dibattito legislativo afferente, è bene discernere, con l’ausilio del Dicastero per la dottrina della fede, la prassi canonica sull’ammissibilità al battesimo dei transessuali e dei figli di coppie omosessuali, nonché l’idoneità a patrocinare battesimi o testimoniare a matrimoni per soggetti transgender od omoaffettivi.

“La Chiesa non è una barriera doganale”

“Nel caso di bambini o adolescenti transessuali, possono ricevere il battesimo se sono ben preparati e disposti”.

Riprendendo le parole di Papa Francesco, il prefetto del Dicastero per la dottrina della fede sottolinea che “la Chiesa non è una barriera doganale, ma la casa paterna dove c’è spazio per ogni persona con la sua vita difficile”,si legge ancora in questo documento, che continua spiegando che il battesimo non può essere impedito, “anche se rimangono dubbi sulla situazione morale oggettiva di una persona”.

Questa nota è indirizzata al vescovo brasiliano di Santo Amaro, monsignor José Negri, che aveva inviato a luglio in Vaticano una serie di sei domande sul tema dei sacramenti delle persone omosessuali e transessuali. 

Senza mai rispondere con “s씓no”,ma sviluppando risposte più sfumate, il cardinale Fernandez ritiene anche che il figlio di una coppia omosessuale nata attraverso la gestazione surrogata possa essere battezzato, “a condizione che ci sia la speranza fondata che venga cresciuto nella religione cattolica”.  È la norma generale applicabile per tutti i battesimi.

“La prudenza pastorale”

Più in generale, questo nuovo documento vaticano esamina anche l’opportunità, per le persone omosessuali e transessuali, di essere padrini o madrine di un bambino o testimoni di matrimonio.

“A determinate condizioni, un transessuale adulto che ha subito anche un trattamento ormonale e un intervento chirurgico può essere ammesso come padrino o madrina”, si legge nella nota, che specifica tuttavia che ciò non può costituire “un diritto”.

“La prudenza pastorale richiede che questa possibilità non sia ammessa se esiste il rischio di scandalo”, in particolare “nella sfera educativa della comunità ecclesiale”,spiega il Dicastero vaticano, che promuove ciò che si potrebbe definire una forma di discrezione. Una richiesta che alcuni non mancheranno di criticare.

“Condurre una vita coerente con la fede e la funzione che assumerà”

Allo stesso modo, “nulla nell’attuale diritto canonico universale vieta a una persona transessuale di essere testimone di un matrimonio”. Niente lo proibisce nemmeno a una persona omosessuale che vive in coppia.

Il prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, invece, si mostra meno diretto per quanto riguarda il caso di una persona omosessuale in coppia designata padrino di battesimo. 

Questo perché il padrino o la madrina, ricorda la nota citando il canone 874 del CJC, deve “condurre una vita coerente con la fede e la funzione che assumerà”. 

Un’incompatibilità teorica con l’essere omosessuale e il vivere in coppia, poiché l’atto omosessuale è considerato un peccato secondo la morale cristiana.

Nonostante questa regola canonica, la nota apre comunque la possibilità a una persona omosessuale che vive in coppia di essere padrino, nell’ambito di un discernimento caso per caso.

«La prudenza pastorale esige che ogni situazione sia saggiamente pesata, al fine di salvaguardare il sacramento del battesimo e soprattutto la sua ricezione, che è un bene prezioso da proteggere, poiché è necessario alla salvezza», scrive così il Prefetto e teologo argentino Férnandez. 

Interessante anche l’affermazione per la quale anche “altra persona della cerchia familiare”,diversa dal padrino o dalla madrina, può “garantire la buona trasmissione della fede cattolica alla persona da battezzare”.

Interessante come in alcune regioni o diocesi si sia discusso sull’opportunità e sullo stesso senso di mantenere i padrini di battesimo e di cresima.

Accade spesso, infatti, che il ruolo venga più assunto per compiacenza e allargamento di amicizie al di fuori della cerchia dei consanguinei e non di rado per sancire alleanze di tipo mafioso prendendo il rito religioso a pretesto.

L’approccio illustrato da questa nota, che consiste nel non privare di sacramenti le persone, “anche se rimangono dubbi”sulla loro “situazione morale oggettiva”,si unisce anche a quella promossa in altre due note firmate dal Vaticano, all’inizio di settembre, su argomenti come la benedizione delle coppie omosessuali o la comunione dei divorziati risposati. 

Un principio espresso chiaramente durante la Giornata Mondiale della Gioventù da Papa Francesco secondo cui “tutti”,senza eccezioni, possono avere il loro posto nella Chiesa.

Tutti, tutti, tutti, aveva martellato a Lisbona davanti a centinaia di migliaia di giovani.

“È la Chiesa di tutti, c’è spazio per tutti”.