Il diritto alla salute tradito: l’apocalisse sanitaria parte da Washington, ma può travolgere anche noi
Tagli ai vaccini globali, smantellamento di Medicaid, ritorno dell’ansia sanitaria per milioni di persone. Dietro la «Big Beautiful Bill» di Trump si consuma un attacco alla dignità umana. E l’Italia non è immune.
Nel 2025, per la prima volta dal nuovo millennio, il numero di bambini che moriranno nel mondo aumenterà. Non per colpa di una nuova pandemia, ma per una scelta politica. Non per mancanza di mezzi, ma per volontà dei governi, a partire da quello degli Stati Uniti, che tagliano gli aiuti internazionali alla sanità, voltando le spalle a milioni di poveri.
Il caso più emblematico è Gavi, l’Alleanza globale per i vaccini, che in venticinque anni ha vaccinato un miliardo di bambini, salvando almeno 19 milioni di vite e contribuendo a rendere autonomi decine di Paesi. Ora, per mancanza di fondi, rischia di non poter più garantire la sua missione. Tutto ciò mentre in America, lo stesso governo che disinveste in sanità globale, firma con orgoglio una legge finanziaria che regala miliardi di dollari ai più ricchi e toglie Medicaid ai più poveri.
Donald Trump l’ha definita “beautiful”. Ma c’è ben poco di bello nell’abbandonare alla malattia bambini e disabili, nell’espellere dal sistema sanitario gli anziani e i lavoratori precari, nel condannare le case di riposo rurali alla chiusura. I 16 milioni di americani che rischiano di perdere ogni copertura sanitaria sono l’effetto più visibile di una manovra cinica, disegnata per spostare risorse verso chi già le detiene, a discapito di chi ogni giorno lotta per vivere.
Il Nobel Paul Krugman è stato chiaro: non si tratta di ridurre il deficit, né di rispondere a una volontà popolare. Si tratta di ideologia. Una destra radicale, minoritaria ma agguerrita, ha preso in ostaggio lo Stato e sta smantellando pezzo dopo pezzo ciò che resta di uno Stato sociale già fragile. E se qualcuno pensa che tutto questo non ci riguardi, sbaglia di grosso.
In Italia, mentre la pandemia ha lasciato ferite aperte e ha rivelato la fragilità della nostra rete sanitaria, la politica continua a girarsi dall’altra parte. Lo ha detto, con coraggio e chiarezza, il procuratore della Corte dei Conti Pio Silvestri: liste d’attesa vergognose, medici e infermieri “sacrificati sull’altare del bilancio”, spesa pubblica sanitaria sotto la media Ocse e Ue da oltre un decennio. A fare da sentinella non è il governo, ma la magistratura contabile. Ed è questo il vero paradosso: a difendere il diritto alla salute in Italia sono i giudici, non i parlamentari.
Intanto, il nostro SSN — la più grande infrastruttura pubblica italiana, quella che ci ha resi un Paese moderno — viene logorato in silenzio. Si taglia, si esternalizza, si precarizza. Si lascia morire per asfissia quella che dovrebbe essere la garanzia fondamentale per ogni cittadino, a prescindere dal reddito o dalla residenza.
In un mondo sempre più diseguale, dove la finanza detta legge e la solidarietà è trattata come un lusso ideologico, i vaccini non sono più considerati un investimento ma una spesa da tagliare. Gli ospedali, un costo. I poveri, un fastidio. È questo lo schema che si sta globalizzando, con l’America di Trump a fare da apripista.
Ma la domanda, oggi, è politica e morale: può una società che si dice civile accettare che il diritto alla salute torni a essere un privilegio di casta? Possiamo tollerare che a un bambino venga negato un vaccino perché “manca il budget”? Possiamo restare spettatori mentre un’intera generazione viene privata dell’accesso a cure essenziali?
La risposta dovrebbe essere ovvia. E invece non lo è più.
Serve un sussulto. Un risveglio delle coscienze. Un movimento che, partendo dal basso, rimetta la salute al centro dell’agenda politica, non come bonus elettorale ma come dovere costituzionale. E serve, soprattutto, una sinistra che non abbia paura di dire che la sanità pubblica, universale, gratuita è un bene comune non negoziabile, non una voce di spesa ma una scelta di civiltà.
Se i bilanci pubblici oggi non trovano lo spazio per finanziare la vita dei bambini, ma riescono a trovare miliardi per tagliare le tasse ai miliardari, è il bilancio dell’umanità a essere in profondo rosso.
Nel 2025, i bambini moriranno di più. Non per colpa loro. Ma per colpa nostra.