INCHIESTA: Il 20 marzo 1994, la giornalista Ilaria Alpi e il suo operatore, Miran Hrovatin, furono assassinati a Mogadiscio, Somalia, mentre indagavano su loschi traffici che coinvolgevano Italia e Paesi dell’Est. Questo drammatico evento ha aperto le porte su un oscuro mondo fatto di tangenti, traffico d’armi e rifiuti tossici, che è costato loro la vita.
Bosaso, una cittadina del Nord-Est della Somalia, si rivela cruciale in questa intricata trama di inganni e corruzione. Qui, Ilaria Alpi stava seguendo un’inchiesta che la conduceva al cuore dei malaffari che legavano la Somalia all’Italia e ad altre nazioni dell’Est. Documenti e testimonianze suggeriscono che Alpi stesse scoprendo la presenza di depositi di armi clandestini e il trasporto di armamenti da parte di aerei militari italiani.
La giornalista era sulle tracce di una rete di traffici illegali che coinvolgevano armi, rifiuti tossici e tangenti. Ma cosa ha visto esattamente prima della sua morte? Le risposte a questa domanda sono state nascoste dietro omissioni, depistaggi e silenzi, impedendo ai familiari e al pubblico italiano di conoscere la verità.
L’importanza di Bosaso emerge dalle testimonianze di individui come Guido Garelli, un ex agente segreto, che parla di un sistema intricato di traffico d’armi e rifiuti tossici gestito da faccendieri italiani e stranieri, con implicazioni politiche che coinvolgono anche l’intelligence italiana e somala.
Ma cosa rendeva Bosaso così cruciale in questa rete di loschi affari? Secondo le testimonianze raccolte, la città serviva da punto di transito per armamenti provenienti dall’Italia e da altri Paesi dell’Est, scaricati con regolarità tramite aerei militari, nonostante la presenza della missione Onu nella regione.
Ilaria Alpi, insieme a Miran Hrovatin, si era immersa in questa pericolosa indagine, consapevole dei rischi che comportava. Anche se alcuni sostengono che fossero giunti a Bosaso per caso, prove e testimonianze dimostrano il contrario. La loro visita era stata pianificata e mirata.
La giornalista stava scavando nei segreti più oscuri della Somalia, esponendo traffici illegali che coinvolgevano armamenti, rifiuti tossici e scorie radioattive. La sua indagine la portò ad incontrare individui come Faduma Mohammed Mamud, che aveva conoscenze dirette su questi loschi affari.
Il legame tra il traffico d’armi e il commercio di rifiuti tossici emerge chiaramente dalle testimonianze e dagli atti giudiziari. Testimoni come Marco Zaganelli forniscono dettagli su spedizioni di armi e rifiuti radioattivi che arrivavano in Somalia, alimentando il caos e la violenza nella regione.
Ma la morte di Ilaria Alpi non è un evento isolato. È collegata ad altri omicidi misteriosi, come quelli di Vincenzo Li Causi e Mauro Rostagno, che avevano anch’essi legami con la Somalia. Questi omicidi formano un intricato intreccio di segreti e intrighi, che potrebbero finalmente venire alla luce grazie a una rigorosa indagine e alla ricerca della verità. Bosaso, con i suoi segreti oscuri e i suoi traffici illeciti, continua a rappresentare un enigma che attende di essere risolto, una volta per tutte.
È terribile pensare come la libertà e il diritto all’informazione vengano calpestati da interessi loschi e criminali. Ilaria Alpi e Mirko Hrovatin sono per noi un grande esempio di zelo professionale e senso del dovere.