lNel cammino della Chiesa non sono mancati fondatori e fondatrici che hanno attraversato incomprensioni, correzioni severe, e persino provvedimenti restrittivi. Ma un elemento accomuna i santi autentici: l’obbedienza nella prova. È in quel momento che la santità si rivela davvero. Non nell’applauso del popolo, ma nel silenzio offerto per amore alla Chiesa.
I fondatori santi: umili, anche nella sofferenza
Pensiamo a san Giovanni della Croce, rinchiuso dai suoi stessi confratelli; a san Giuseppe Calasanzio, umiliato e deposto; o a sant’Alfonso Maria de Liguori, escluso dalla sua stessa Congregazione per un errore non voluto, ma accettato con umile fedeltà. Nessuno di loro cercò alleanze mondane o reazioni plateali. La loro forza fu l’obbedienza silenziosa, quella che la Chiesa ha riconosciuto come profetica.
E che dire di san Pio da Pietrelcina? Anni di restrizioni durissime, imposizioni dolorose. Eppure mai una parola contro la Chiesa, mai un gesto di rivolta. Come disse Paolo VI: “Ha attirato milioni di anime non perché gridava o contestava, ma perché pregava, confessava, soffriva”.
Quando la disobbedienza si traveste da zelo
Oggi assistiamo, talvolta, a situazioni in cui fondatori inizialmente stimati, a fronte di richiami o provvedimenti ecclesiastici, reagiscono radunando consensi esterni, coinvolgendo sostenitori laici, esponenti politici o gruppi mediatici, fino a creare reti parallele di comunicazione o pressione. Si assiste alla costruzione di una narrazione vittimistica, in cui il fondatore è dipinto come perseguitato, e ogni gesto della Chiesa come un’ingiustizia. Guai, da parte delle figlie spirituali, a chi in scienza e coscienza offre una lettura onesta sulla vicenda e sul personaggio.
Tale dinamica, purtroppo, si è osservata anche nel caso di un noto iniziatore di un istituto religioso commissariato dal 2013 al 2022, il cui nome è oggetto di controversie civili ed ecclesiali. Non entriamo nel merito delle cause, né ci permettiamo giudizi morali. Tuttavia, è doveroso ricordare che il carisma non appartiene mai al singolo, e non può essere difeso contro la Chiesa, ma solo con e nella Chiesa.
Il diritto e il discernimento
La Chiesa è madre e maestra, e accompagna ogni carisma con attenzione e prudenza. Il Codice di Diritto Canonico(canoni 576-605) affida alla Santa Sede e ai vescovi la vigilanza sui carismi e la tutela del bene comune. Quando interviene, lo fa con responsabilità, dopo aver ascoltato, esaminato, discernito. Nessuno può arrogarsi il diritto di dichiararsi perseguitato per sottrarsi a questo processo ecclesiale.
Come ricorda il documento Il dono della fedeltà, la gioia della perseveranza (CIVCSVA, 2020), “la fedeltà a un carisma si verifica sempre nella comunione con la Chiesa universale” (n. 18). L’obbedienza, in questo senso, non è rinuncia al carisma, ma sua piena maturazione.
Non ogni contrasto è profezia
Non ogni incomprensione ecclesiale è segno di persecuzione. Non ogni sospetto equivale a martirio. I santi fondatori non hanno mai confuso la propria persona con il carisma. Hanno vissuto la purificazione come un atto d’amore per la Chiesa. Al contrario, quando si assiste a resistenze organizzate, azioni giudiziarie, mobilitazioni esterne, è lecito interrogarsi sulla tenuta evangelica del carisma stesso.
Un fondatore non è mai padrone di nulla. È un custode. E se davvero ama ciò che ha generato, accetta anche di farsi da parte quando la Chiesa lo richiede, sapendo che la fedeltà vera è quella che si vive nel nascondimento e nel silenzio, come san Francesco che, deposto, diceva: “Da ora in poi non sono più il superiore, ma sono ancora vostro fratello.”
Una Chiesa che sa aspettare
La storia della Chiesa ci insegna che il tempo rivela la verità. I fondatori santi non hanno mai usato il dolore per dividere, ma lo hanno trasformato in offerta. La loro profezia non ha fatto rumore, ma ha edificato generazioni intere.
Anche oggi, in un tempo di crisi e di trasformazione, abbiamo bisogno di profeti dell’obbedienza, non di strateghi della visibilità. Di padri che sappiano scomparire perché viva il carisma. Di testimoni che scelgano il Vangelo intero, anche quando brucia.
E come ricordava san Massimiliano Kolbe:
“Solo l’obbedienza può trasformare il desiderio di santità in realtà.”