Rimosso da Google per Hate speech il blog messainlatino.it
È scomparso per ora dal web uno dei blog più noti del tradizionalismo cattolico italiano: Messainlatino. Lo ha fatto senza gloria, in un venerdì qualunque, rimosso da Google per “violazione delle norme contro l’incitamento all’odio”. La notizia ha fatto il giro del mondo cattolico conservatore, tra indignazione, accuse di censura e toni da martirio. Ma ora che le urla si sono un po’ spente, è doveroso chiedersi: di quale “odio” stiamo parlando?
Nato nel 2007 sull’onda del Summorum Pontificum di Benedetto XVI, il blog aveva come missione originaria la promozione della liturgia antica, celebrata secondo il Messale del 1962. Fin qui, nulla di male. Anzi: si trattava di una legittima espressione di pluralismo liturgico dentro l’unica lex orandi della Chiesa. Ma da tempo Messainlatino non era più un blog “liturgico”: era diventato un canale identitario, ideologico, di lotta interna alla Chiesa. La celebrazione della Messa in latino era solo il pretesto, il vessillo. L’obiettivo era un altro: delegittimare il magistero di Papa Francesco e alimentare divisioni.
Lo abbiamo visto fin dai primi anni del pontificato, quando il blog fece da cassa di risonanza agli attacchi più sprezzanti contro il commissariamento dei Frati Francescani dell’Immacolata. A differenza di quanto oggi i redattori dichiarano, la “libertà di espressione” non si esercitava con rigore ecclesiale, ma con insulti reiterati e post organizzati contro persone precise che servivano la Chiesa: il compianto P. Fidenzio Volpi, commissario pontificio, il segretario generale FI, P. Alfonso Maria Bruno, e poi Don Sabino Ardito che ha sospeso P. Manelli. Tutti dipinti come carnefici di una “chiesa pura”, senza che mai si ammettesse che in quella vicenda dolorosa dei frati, vi furono abusi, settarismi e rifiuto della comunione ecclesiale. La crociata contro i “nemici della Tradizione” non si è mai fermata, fino a trasformare un blog in uno strumento di lotta intestina.
Oggi si invoca l’art. 21 della Costituzione, si parla di libertà di pensiero, si gridano ai quattro venti le cifre da record: 22.000 post, un milione di lettori al mese. Ma davvero la quantità fa la qualità? Davvero un blog che ha pubblicato contenuti carichi di sarcasmo verso il Papa, di sospetto verso la Curia, di diffidenza verso i vescovi, può invocare lo statuto della libertà senza porsi un minimo di autocritica?
La verità è che Messainlatino non ha mai voluto servire l’unità della Chiesa. Ha creato un fronte, una barricata, una narrazione tossica: da una parte la “vera Chiesa” fedele alla “Messa di sempre”, dall’altra “l’eretico argentino” e i suoi “lacché modernisti”. Un mondo di “noi contro loro”, dove il pluralismo finiva sempre per diventare rivendicazione di superiorità, e il latino una bandiera per escludere.
Eppure, non siamo come loro. Noi non chiediamo che venga tolta la voce a chi la pensa diversamente. Siamo convinti che nella Chiesa ci sia spazio per sensibilità diverse. Ma chiediamo rispetto, rigore, verità. Perché è troppo facile invocare la pace in Ucraina o a Gaza, e poi seminare odio tra cattolici in nome di un rito. È ipocrita parlare di “dottrina” e poi insultare chi cerca il dialogo. È triste usare la Messa — il sacramento dell’unità — per dividere il Corpo di Cristo.
Non è stato un algoritmo a spegnere Messainlatino. È stato l’odio, ripetuto, mascherato, mai smentito. È stata la trasformazione di un blog liturgico in un pulpito ideologico. È stata l’incapacità di distinguere tra critica e veleno. La buona notizia non è che il blog sarà verosimilmente ripristinato. La buona notizia è che la Chiesa va avanti (anche senza messainlatino). Con Papa Francesco, con Leone XIV, con chi celebra in latino e chi in vernacolare, con chi accoglie il Concilio nella Tradizione vivente della Chiesa. Ma soprattutto con chi non si vergogna del Vangelo dell’amore.
Mi chiedo se era necessario dare questa notizia. Messainlatino è un blog di nicchia che attira tanti curiosi per conoscere i deliri dei tradiprotestanti. Tutto qui.Non ci serve.
Un modo per farsi pubblicità.