Due cifre raccontano più di mille analisi: nel 2024 Washington ha speso 850 miliardi per la difesa e 880 miliardi solo in interessi sul debito pubblico. È la fotografia di un Paese che, da garante della stabilità globale, rischia di diventare la miccia della prossima crisi finanziaria.
Debito come anestetico
Per decenni gli Stati Uniti hanno fatto del debito un anestetico universale: guerre, crisi finanziarie, pandemia. Sempre la stessa cura: deficit giganteschi e un dollaro che, grazie al suo status di valuta di riserva, trovava acquirenti ovunque. Una “rendita di fiducia” che ha consentito a Washington di vivere al di sopra delle proprie possibilità.
Oggi però quella stagione sembra al capolinea. I tassi a lungo termine non sono più ai minimi storici, gli investitori internazionali cominciano a diversificare in euro, yuan e persino criptovalute. Il “pranzo gratis” è finito.
Politica e illusione
Il problema non è tecnico ma politico. Trump accusa la Federal Reserve di tenere i tassi troppo alti, mentre la Casa Bianca immagina crescite miracolose trainate dall’intelligenza artificiale per giustificare nuovi deficit. Ma la matematica è implacabile: con 37 trilioni di dollari di debito, ogni aumento dell’1% dei tassi costa 370 miliardi l’anno in più.
In un clima polarizzato, repubblicani e democratici condividono una colpa: aver trattato il debito come moneta politica, e non come vincolo strutturale.
Il rischio di un secolo perduto
Cosa succede se scoppia la bolla della fiducia? Scenari possibili: austerità feroce, inflazione corrosiva, repressione finanziaria (banche obbligate a comprare titoli di Stato), o persino default parziale. Tutte ipotesi da “mercati emergenti”, non da superpotenza globale.
La storia insegna che nessuna potenza ha mantenuto la leadership mondiale senza basi economiche solide. Spagna, Olanda, Gran Bretagna: tutti imperi logorati dal debito. Perché l’America dovrebbe essere diversa?
Una questione morale
Dietro le cifre si nasconde una domanda etica: è legittimo scaricare sui figli di oggi – i bambini delle scuole di Minneapolis, i giovani che cercano lavoro – il peso di un debito che serve più a comprare consenso immediato che a costruire futuro?
La politica americana sembra giocare d’azzardo con la stabilità globale. Ma un impero che vive a credito prima o poi presenta il conto. E non sarà solo l’America a pagarlo.