Nel cuore dell’Anno Santo 2025, la Basilica di San Pietro ha risuonato questa mattina della voce limpida e affettuosa di Papa Leone XIV, che ha voluto incontrare i seminaristi del mondo intero per il loro Giubileo, raccogliendoli ai piedi dell’Altare della Confessione, sulla tomba dell’apostolo Pietro. Un evento carico di spiritualità e di futuro, segnato dalla gioia del Vangelo e dalla forza mite della vocazione.
Il Santo Padre si è rivolto a loro come a “testimoni di speranza”, giovani che – in un’epoca segnata dal conflitto e dal narcisismo – hanno il coraggio di dire “sì” alla chiamata del Signore. «Non abbiate paura», ha esclamato, riprendendo anche in spagnolo le parole con cui ha voluto abbracciare il respiro universale del seminario. Il Giubileo diventa così non solo pellegrinaggio, ma memoriale di una promessa: quella fatta da Dio e quella pronunciata dal cuore dei giovani che si preparano al sacerdozio.
Una scuola degli affetti
Rifacendosi all’enciclica Dilexit nos del suo predecessore, Papa Francesco, Leone XIV ha voluto sottolineare la centralità del cuore nel cammino seminaristico: «Il seminario dovrebbe essere una scuola degli affetti», ha detto. Una formazione che non si esaurisce nella dottrina o nella pastorale, ma che deve scavare in profondità, nel “motore” più vero: l’interiorità.
È lì che Dio parla, ha ribadito il Pontefice, ed è lì che devono maturare discernimento, autenticità, capacità di amare come Cristo, con cuore umano. «Senza la vita interiore – ha ricordato – non è possibile neanche la vita spirituale». Ma non basta sentire: occorre anche educare le emozioni, distinguere i sentimenti, ascoltare le domande della propria coscienza per costruire un’identità unificata e trasparente, capace di relazioni sincere.
Il cuore del buon samaritano
Nel suo discorso, Papa Leone XIV ha saputo intrecciare profondità spirituale e realismo educativo, offrendo ai seminaristi una parola calda e salda insieme. Ha esortato a formarsi come “ponti” e non ostacoli, pastori secondo il Cuore di Gesù, capaci di compassione e gratuità, di servizio silenzioso e profetico.
Risuonano forti le parole sullo stile del buon samaritano e del buon pastore: «Voi stessi date loro da mangiare», ha ricordato citando il Vangelo di Marco, per incoraggiare i seminaristi a fare della propria vita un dono, un’eucaristia vissuta. E ancora, ha ammonito: «Le crisi, i limiti, le fragilità non sono da occultare, sono anzi occasioni di grazia».
In un tempo segnato da instabilità e mascheramenti, il Papa ha chiesto di «non giocare mai al ribasso» nella formazione, ma di aspirare con cuore profetico alla verità tutta intera del Vangelo, a partire dalla propria umanità, da una maturazione affettiva sincera, e da una passione autentica per Cristo.
Preghiera, ascolto e discernimento
Il Papa ha voluto inoltre valorizzare il ruolo della cultura e della bellezza nel percorso formativo: ha invitato i seminaristi ad aprirsi alle voci della natura, della musica, della letteratura e dell’arte, fino alle sfide dell’intelligenza artificiale e dei social media, senza perdere mai l’ascolto del grido silenzioso dei piccoli e degli oppressi. In questo ascolto universale e profondo, trova spazio il discernimento come arte spirituale e pastorale.
E come modello luminoso, ha indicato Maria, donna del silenzio, che «custodiva e meditava» tutto nel cuore, invitando i giovani a imitare la sua capacità di synballein, di mettere insieme i frammenti, di trovare senso nel mistero.
Il rinnovato “Credo” dei futuri pastori
A suggellare l’incontro, il Papa ha guidato i seminaristi nella professione del Credo in latino, sulle orme dell’Apostolo Pietro. «Una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati», ha detto, citando la Lettera agli Efesini. Il Credo è la radice viva dell’“eccomi” che un giorno pronunceranno come sacerdoti: oggi, davanti al Successore di Pietro, quell’“eccomi” ha cominciato a germogliare.
Con una benedizione paterna e congedandosi con un «buon pellegrinaggio di speranza», Leone XIV ha consegnato ai seminaristi una missione e una consegna: formarsi nel cuore, lasciandosi ungere dallo Spirito, per diventare sacerdoti secondo il Cuore di Cristo.
In un tempo in cui tutto sembra accelerare e dissolversi, la voce di un Papa che invita a scendere nel cuore per ascoltare Dio e servire l’uomo risuona come una bussola affidabile. È questa la via del sacerdozio che nasce nel silenzio, cresce nella preghiera e si dona nella gioia.