La Siria entra in una nuova fase, tanto pericolosa quanto gli anni della guerra. Le imposizioni e gli attacchi alle minoranze rivelano la logica della conquista e non della convivenza. Anche se il “nuovo regime” ha la barba più corta e indossa la cravatta
In Siria, cambia la forma del potere, ma la paura rimane la stessa. Da leader jihadista a presidente con la cravatta, Ahmad al-Sharaa (noto con il suo nome di battaglia Abu Mohammed al-Jolani) oggi è alla guida di quello che si presenta come un “nuovo regime”, dopo anni trascorsi tra le fila dei gruppi islamisti radicali. Emerso dalla galassia di Jabhat al-Nusra, si è reinventato come uomo di Stato. Ma lo Stato che costruisce non è fondato sul diritto, bensì su un sistema di potere sorretto dal timore e dal giuramento forzato, dove non c’è spazio per la diversità e dove la fede si impone come unica legge.
Dalla barba alla presidenza: cambiamento solo di facciata
Forse Ahmad al-Sharaa ha tagliato la barba. Forse indossa la cravatta. Ma molti in Siria, soprattutto tra le minoranze, sanno bene che si tratta solo di un cambiamento estetico. Il metodo, invece, resta lo stesso: quello dell’intolleranza assoluta verso il dissenso, che ricorda i giorni bui dello Stato Islamico.
Dopo la sua ascesa alla presidenza, ha represso violentemente l’ambiente alawita nella regione costiera, arrivando persino a eliminare alcuni leader religiosi e funzionari dei servizi di sicurezza, nel tentativo di consolidare un’immagine di potere assoluto.
Una chiesa fatta saltare in aria: messaggio ai cristiani
Secondo fonti locali, uomini vicini ai servizi di sicurezza del nuovo regime hanno fatto esplodere la Chiesa di San Elia, in una zona precedentemente considerata moderata. Non si è trattato solo di un atto terroristico contro un luogo sacro, ma di un messaggio chiaro ai cristiani: chi non si sottomette verrà messo a tacere, anche se rappresenta una comunità tutelata dalla Costituzione.
L’accordo imposto ai curdi e la repressione dei drusi
Sebbene abbia avviato un’intesa iniziale con le Forze Democratiche Siriane (SDF) per includere i curdi all’interno della nuova autorità centrale, al-Sharaa ha imposto condizioni dure: disarmo totale e abbandono dell’autonomia politica e culturale. Un patto che più che un’alleanza assomiglia a una resa imposta.
Contestualmente, la provincia di Suwayda è sotto attacco. L’obiettivo è sottomettere la comunità drusa e spezzare l’ultima autorità spirituale indipendente rappresentata dallo Shaykh Hikmat al-Hijri. I drusi non hanno preso le armi contro lo Stato, ma vengono comunque colpiti perché hanno osato dire no alla sottomissione.
Verso una repubblica teocratica mascherata da Stato
Al-Sharaa si muove verso la costruzione di un regime teocratico con una facciata istituzionale. Nella sua visione, non c’è spazio per gli yazidi, libertà per gli alawiti, autonomia per i curdi o neutralità per i cristiani.
Le regole sono chiare:
- Per la “Gente del Libro” (cristiani ed ebrei): la jizya (tassa).
- Per chi non è del Libro (drusi, alawiti, yazidi): convertirsi o morire.
Una visione giustificata da una lettura distorta del Corano: “Inna al-dina ‘inda Allahi al-Islam” (“In verità, la religione presso Allah è l’Islam”). Una frase usata come strumento di oppressione, non come invito alla fede.
Fratelli o sudditi?
Nel frattempo, il messaggio cristiano propone una strada diversa. Siamo chiamati a perdonare – perdonare – e a essere fratelli, come insegna il Vangelo. Ma come si può perdonare sotto minaccia? Come si può essere fratelli in una patria dove la religione viene imposta, e la dignità negata?
Reazioni internazionali e religiose: l’allarme di chiese e ONG
Gli ultimi sviluppi in Siria, compreso l’attacco a Suwayda e la distruzione della Chiesa di San Elia, hanno sollevato forti reazioni da parte di organizzazioni per i diritti umani e autorità ecclesiastiche. Human Rights Watch ha avvertito del pericolo di un “modello di governo confessionale che minaccia la cittadinanza e opprime le minoranze”, mentre voci cristiane in Libano ed Europa hanno denunciato la deriva repressiva, affermando che “la fede non può essere imposta, e la convivenza non si costruisce con la paura”.
La nuova fase della Siria
La Siria entra in una nuova fase, tanto pericolosa quanto gli anni della guerra. La minaccia oggi non è solo militare o politica, ma esistenziale. Quando una nazione viene gestita con la logica della conquista e non della convivenza, si scivola verso uno Stato che sostituisce l’ISIS con un altro ISIS… solo con la barba più corta e la cravatta più stretta.
Siamo pronti a permettere che il futuro della Siria venga scritto con l’inchiostro della coercizione? Oppure possiamo ancora riscriverlo con i valori della giustizia, della libertà e della vera fraternità?
pubblicato da Open Prisma del 18 luglio 2025