Con la nuova “Messa per la cura del creato”, Papa Leone XIV raccoglie e rinnova il cuore profetico della Laudato si’ di Papa Francesco, portando l’ecologia integrale dall’enciclica all’altare. Un gesto liturgico che non è solo simbolico, ma profondamente ecclesiale: mentre alcuni ambienti tradizionalisti derubricano l’ecologia a ideologia, la Chiesa ricorda — pregando — che la creazione è dono di Dio, non proprietà del mercato. E che non si può difendere la vita senza custodire la casa comune da cui essa germoglia.
Non sarà una celebrazione pubblica, ma il segno è carico di significato: Papa Leone XIV presiederà una Messa “per la cura del creato” il 9 luglio a Castel Gandolfo, insieme allo staff del progetto “Borgo Laudato Si’”. Lo farà utilizzando il nuovo formulario liturgico appena inserito nel Messale Romano, nella sezione delle “necessità civili”. Una novità che, se osservata in superficie, può sembrare una formalità. In realtà, rappresenta un atto altamente simbolico e teologicamente denso, in piena continuità con il magistero di Papa Francesco e con quella sensibilità che — sin dall’enciclica Laudato si’(2015) — ha saputo integrare ecologia, liturgia e conversione spirituale.
In un tempo in cui l’ecologia viene spesso ridotta, da certa retorica tradizionalista o ultraliberale, a “ecologismo” ideologico, l’inserimento della cura del creato nella preghiera liturgica della Chiesa è un atto di risanamento. Non ideologico, ma profondamente teologico: riconnette la lode al Creatore con la responsabilità per il creato; unisce la fede alla carne del mondo.
Una tradizione che si rinnova
Il gesto di Leone XIV non rappresenta un cambio di rotta, ma una fedeltà dinamica. La Messa per la creazione è figlia legittima di Laudato si’, ma affonda le sue radici nella Scrittura e nei Padri. Le parole della colletta — “che, docili al soffio vivificante del tuo Spirito, ci prendiamo cura con amore dell’opera delle tue mani” — evocano la Genesi, ma anche san Francesco, che non separava mai contemplazione e cura.
È significativo che a presiedere questa prima celebrazione con il nuovo formulario sia un Papa che raccoglie il testimone di Francesco non solo nel nome, ma nello stile pastorale. Se il magistero si è fatto grido profetico contro la devastazione ambientale, ora la liturgia diventa luogo di interiorizzazione e responsabilità.
La tentazione dell’ideologizzazione
C’è chi, di fronte a tutto questo, storce il naso. Alcuni ambienti cosiddetti “tradizionalisti” vedono nell’ecologia una deriva mondana, un cedimento alla cultura contemporanea. Ma è curioso che proprio coloro che difendono la “tradizione” sembrino incapaci di riconoscere nella creazione l’opera prima di Dio e nel prendersene cura un atto di culto.
Derubricare la questione ecologica a moda o ideologia significa ignorare i dati concreti della crisi climatica e dimenticare il posto dell’uomo nella creazione: custode, non predatore. Ma soprattutto, significa rendersi complici — per omissione — di quel sistema di dominio che le encicliche sociali di tutti i Papi, da Leone XIII in poi, hanno denunciato.
Il profitto che uccide e le rotte che fuggono
Oggi le grandi plutocrazie economiche del pianeta — le stesse che dettano i tempi della produzione industriale, dell’estrazione mineraria e della speculazione sulle risorse — sono anche quelle che alimentano guerre, crisi idriche, desertificazioni e quindi migrazioni. I milioni di sfollati ambientali che attraversano mari e deserti non sono figli di un destino cieco, ma di interessi precisi, molto spesso protetti da legislazioni opache e da silenzi colpevoli.
È qui che la nuova Messa per la creazione assume una portata profetica. La liturgia diventa voce per chi non ha voce, invocazione per una giustizia globale, denuncia implicita contro ogni spiritualità disincarnata.
Una liturgia che evangelizza
L’inserimento del formulario tra le Messe “per necessità civili” non è un caso. Si riconosce che la cura del creato non è una “moda ecclesiale”, ma una necessità concreta per il bene comune, una questione che riguarda la vita quotidiana delle persone e la tenuta stessa delle società.
Pregare per la creazione significa entrare in una dinamica eucaristica: riconoscere il dono, renderlo grazie, e restituirlo nella custodia. In questo senso, la nuova Messa evangelizza: ricorda che Dio non ha abbandonato il mondo, e che noi non possiamo abbandonare il mondo a sé stesso.
Un respiro di Chiesa, non di parte
È tempo che i cristiani smettano di dividersi sull’ecologia come fosse un’agenda politica. Il creato non è né di destra né di sinistra. È di Dio. E la Chiesa, quando lo ricorda, non fa ideologia: fa Vangelo. Papa Leone XIV lo sa. E con questo gesto, silenzioso ma solenne, ci dice che la liturgia non è un rifugio dal mondo, ma il cuore di un mondo nuovo.
Se impariamo a cantare con i cieli la gloria di Dio (Sal 19), impareremo anche a camminare con i piedi sulla terra, senza calpestarla.