TEHERAN: Per più di un decennio, Israele ha ripetutamente tentato di neutralizzare la capacità nucleare dell’Iran attraverso campagne di bombardamenti e attacchi missilistici. Tuttavia, nelle ore precedenti all’alba di venerdì, il gabinetto di guerra del primo ministro Benjamin Netanyahu ha optato per una strategia diversa, lanciando un attacco limitato e sorprendentemente silenzioso.

L’obiettivo principale sembrava essere il complesso nucleare di Isfahan e il sito di arricchimento nucleare di Natanz, entrambi situati nel cuore dell’Iran. Tuttavia, Israele ha mantenuto un atteggiamento di silenzio quasi totale riguardo all’attacco, senza rivendicarne ufficialmente la responsabilità. Allo stesso tempo, i funzionari statunitensi hanno sottolineato che l’Iran ha minimizzato le esplosioni e che Israele potrebbe non essere stato direttamente coinvolto, suggerendo che entrambe le parti cercassero di evitare un’escalation delle tensioni.

Questa mossa rappresenta un significativo cambiamento di strategia da parte di Israele, che ha tradizionalmente adottato una politica di risposte più dirette e visibili agli attacchi iraniani. Tuttavia, l’attacco silenzioso sembra aver inviato un chiaro messaggio: Israele ha dimostrato di essere in grado di penetrare le difese aeree iraniane e di colpire obiettivi militari strategici con precisione, senza necessariamente provocare una grande escalation.

Questa nuova fase potrebbe avere conseguenze significative sulle dinamiche regionali e sul programma nucleare iraniano. Gli analisti suggeriscono che l’Iran potrebbe ora essere spinto a rafforzare le sue difese e a spostare le sue installazioni nucleari in luoghi più sicuri e difficili da individuare. Allo stesso tempo, potrebbe aumentare la pressione interna sull’Iran per perseguire apertamente un deterrente nucleare, considerando la vulnerabilità delle sue strutture agli attacchi esterni.

Tuttavia, gli effetti a lungo termine di questa nuova strategia rimangono incerti. Mentre alcuni osservatori prevedono un possibile rafforzamento della determinazione iraniana nel perseguire obiettivi nucleari, altri suggeriscono che l’Iran potrebbe essere indotto a cercare una via di uscita dalle crescenti tensioni regionali.

L’attacco silenzioso alle strutture nucleari dell’Iran segna un punto di svolta nelle relazioni tra Israele e Iran, gettando nuova luce sulle strategie e sulle implicazioni di sicurezza nella regione del Medio Oriente.

Come scrive Camille Eid su “Avvenire”: «Israele è in grado di arrivare al cuore pulsante della fitta rete di impianti nucleari dispersa a un raggio di centinaia di chilometri». Vicino a Isfahan si trova un impianto di conversione; a nord i laboratori per l’arricchimento di Natanz e gli impianti per la produzione di acqua pesante di Arak e Fordow; a est, i siti per l’estrazione mineraria di uranio di Saghand, Narigan e Zarigan; a sud, l’impianto per la produzione di “concentrato di uranio” di Ardakan. Isfahan è anche un importante centro della cristianità iraniana: la comunità locale è costituita principalmente da fedeli armeni che eleggono un loro membro al Majlis, il Parlamento iraniano. Si tratta dei discendenti dei 20mila armeni fatti deportare, quattro secoli fa, dallo scià Abbas in quella che allora fu la capitale imperiale. Oggi vivono nel sobborgo di Nuova Giulfa in cui si trova un famoso Vank (monastero) che risale al 1664 comprendente un’antica cappella di Betlemme i cui affreschi ricordano da vicino l’arte rinascimentale italiana.