Quando il primo ministro italiano Giorgia Meloni convoca i leader del Gruppo dei 7 , oggi in un resort di lusso con vista sul mare Adriatico, l’incontro appare come un rifugio in un mondo sconvolto. Tuttavia, dietro la facciata idilliaca si cela una realtà di crisi politiche che scuotono l’Occidente, rendendo incerto l’esito di un raduno già segnato da sfide globali critiche come la guerra in Ucraina e la concorrenza economica con la Cina.

Eccezion fatta per la stessa presidente Meloni, ogni leader arriva all’incontro con il peso di una situazione politica interna precaria. Il primo ministro britannico Rishi Sunak, per esempio, è a tre settimane da un’elezione in cui il suo partito conservatore rischia di essere spazzato via. Il presidente francese Emmanuel Macron, dopo aver subito pesanti perdite alle elezioni europee, ha indetto elezioni parlamentari anticipate. Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden affrontano situazioni politiche interne complesse, con Biden in particolare alle prese con le conseguenze delle azioni del suo predecessore, Donald Trump.

Questa convergenza di crisi politiche nei principali paesi occidentali non promette bene per i risultati dell’incontro. L’ansia per il ruolo del G7 non è una novità: rappresentano una quota decrescente del PIL globale, con l’assenza dei leader di Cina e Russia che sottolinea un cambiamento delle dinamiche di potere globale.

La Meloni ha invitato leader non occidentali come Narendra Modi dell’India, Luiz Inácio Lula da Silva del Brasile e Recep Tayyip Erdogan della Turchia, nel tentativo di allargare la base di discussione, ma anche questi leader portano con sé i loro fardelli politici.

L’incontro avviene in un contesto in cui il populismo di destra sta guadagnando terreno in molte democrazie. Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha espresso preoccupazione per l’ondata di forze populiste che minano la coesione e la stabilità politica. Questa tendenza populista potrebbe dividere ulteriormente i leader occidentali su questioni chiave, giocando a vantaggio di Cina e Russia.

Le politiche economiche e le sanzioni contro la Russia saranno temi cruciali. L’amministrazione Biden sta spingendo per tariffe più elevate sulle esportazioni cinesi e per sanzioni secondarie contro la Russia, ma la collaborazione europea è incerta. Gli europei, consapevoli del rischio di un ritorno di Trump che potrebbe annullare le promesse di Biden, sono cauti.

Macron, Scholz e Biden si trovano tutti in posizioni politiche vulnerabili. Macron, avendo sciolto l’Assemblea nazionale, affronta elezioni anticipate, e Scholz, dopo il deludente risultato elettorale, è sotto pressione. Queste situazioni interne limitano la loro capacità di impegnarsi pienamente nelle iniziative internazionali proposte.

Giorgia Meloni, nonostante la sua ascesa politica attraverso un partito di estrema destra, cerca di presentarsi come una figura con cui i leader centristi possono collaborare. Organizzare questo incontro al Borgo Egnazia, un resort noto per ospitare celebrità, potrebbe essere una mossa per guadagnare legittimità e prestigio sulla scena internazionale.

In definitiva, l’incontro del G7 a Fasano rappresenta sia una sfida che un’opportunità. La capacità dei leader di trovare un terreno comune su questioni globali cruciali, nonostante le loro turbolenze politiche interne, sarà un test della loro leadership. Il mondo osserva, sperando che, tra le crisi personali e politiche, emerga una visione unificata per affrontare le sfide globali che minacciano la stabilità e la prosperità di tutti.