Gli arresti massicci di migranti senza precedenti sotto l’amministrazione Trump hanno trasformato la California in un terreno di scontro politico, sociale e spirituale. Le operazioni delle ultime settimane – migliaia di fermi, arresti quotidiani di persone senza precedenti penali, dispiegamento intensivo della Guardia Nazionale e Marines – hanno fatto esplodere un’ondata di proteste a Los Angeles e in diverse altre città statunitensi .
Questa strategia, diretta da Washington e implementata con rigore militare, ha avuto effetti devastanti tra la comunità ispanica: si parla di un numero impressionante di persone incensurate arrestate (solo un terzo del totale aveva precedenti) . Nelle strade, la reazione è stata immediata e articolata: manifestazioni di massa, civili e religiosi uniti, violenza limitata, ma preoccupante. Il giudice Breyer ha definito il dispiegamento una violazione costituzionale, ma una corte d’appello ne ha sospeso l’efficacia, permettendo a Trump di mantenere il controllo su 4.000 soldati e 700 Marines .
In questo contesto, la Chiesa cattolica di Los Angeles ha svolto il ruolo che le è proprio: offrire conforto, orientamento e giustizia. L’arcivescovo José Gomez ha proclamato un giorno di preghiera per la pace e l’unità, invitando i fedeli a pregare per migranti e agenti di polizia . Parrocchie, cappelle, gruppi interreligiosi si sono mobilitati, partecipando a veglie e manifestazioni non violente che mescolano fede, resistenza civile e solidarietà .
Molti cattolici – come Matthew Harper del LA Catholic Worker – non si sono limitati a commentare, ma hanno agito: pur proteggendo le famiglie da iresetti improvvisi, informandole sui diritti legali e creando reti di mutuo aiuto . In sieme a figure come padre Greg Boyle, hanno incarnato quel cristianesimo che non resta nel recinto della bellezza, ma scende nella polvere, accanto ai poveri e agli emarginati.
Tuttavia, questo approccio non è univoco. All’interno del mondo cattolico statunitense è in atto una spaccatura: parte del laicato e alcune frange conservatrici stanno ostacolando queste iniziative di giustizia sociale, percependole come troppo radicali o contrarie alle politiche migratorie ufficiali . E tuttavia è proprio questa tensione a rivelare il cuore autentico del cristianesimo, sfidato oggi più che mai a non sciogliere l’Alleanza tra misericordia e verità.
La domanda vera, oggi, non è soltanto se l’azione di Trump sia legale o efficace. La questione, più radicale, è se l’America sia disposta a conservare la propria anima. Se è pronta a vedere nei fratelli migranti degli uomini e delle donne tra le cui mani batte un cuore umano. Se sarà all’altezza del messaggio cristiano secondo cui “qualsiasi volta avete fatto queste cose a uno solo dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40).
Quel giorno di preghiera al mezzogiorno, davanti all’icona di Guadalupe, sorvolati dal rumore inquietante di elicotteri, dice di un popolo in cammino tra paura e memoria. Dice che, anche nel fumo della tensione, è possibile – e necessario – distinguere. Tra chi vuole costruire muri e chi decide di gettare ponti. Tra chi cerca legittimità e chi cerca misericordia. E chi, tra le due, sa riconoscere quale sia la via della vera grandezza di un popolo fondato sulla dignità.