Gli attivisti della Flottiglia non sono terroristi, ma donne e uomini che portavano pane e medicine a Gaza. Trattarli da criminali, come invoca Ben Gvir con parole intrise di odio, significa criminalizzare la solidarietà e calpestare il diritto internazionale: un segno inquietante della deriva morale che si consuma sotto gli occhi del mondo.

Le parole del ministro israeliano Itamar Ben Gvir sugli attivisti della Flottiglia della Resilienza fanno rabbrividire: «devono restare mesi in prigione per abituarsi all’odore dell’ala terroristica». Non è solo un insulto gratuito: è la trasformazione dell’odio in linguaggio politico. Uomini e donne di 47 Paesi, tra cui parlamentari e medici, che portavano alimenti e medicine a Gaza, vengono descritti come criminali e confinati in carceri israeliane con accuse infondate. Alcuni hanno scelto lo sciopero della fame piuttosto che firmare un documento che li bollava come “ingressi illegali”. Il loro “reato” è aver voluto portare pane e dignità in una terra assediata.

Ben Gvir non è un estremista isolato: è un ministro di governo. Quando la solidarietà umanitaria viene equiparata al terrorismo, il confine tra giustizia e repressione viene cancellato. La flottiglia è stata fermata in acque internazionali, in violazione del diritto internazionale, eppure c’è chi minimizza parlando di “provocazioni”. In realtà, impedire l’arrivo di aiuti non è difesa, ma crudeltà che si consuma sulla pelle di un popolo già stremato.

In questo clima, la comunità internazionale tace o balbetta, salvo rare eccezioni. Eppure la posta in gioco è chiara: se portare pane e acqua diventa un crimine, allora la coscienza del mondo è sotto processo. È in gioco non solo il futuro di Gaza, ma la tenuta stessa del diritto umanitario internazionale.

Come cristiani non possiamo restare neutrali. Il Vangelo ci chiede di riconoscere Cristo in chi ha fame, sete, è prigioniero o malato. Oggi questi volti sono quelli degli attivisti detenuti, e prima ancora quelli dei bambini e delle famiglie di Gaza, affamati e bombardati. Le parole di Ben Gvir offendono non solo loro, ma la nostra umanità comune. Non è terrorismo portare aiuti a chi soffre: terrorismo è impedirglieli con le armi.