Gaza sotto attacco da terra. Onu: «Ordini devastanti». Quasi cento civili uccisi mentre raccoglievano aiuti. Netanyahu blinda il potere. E Israele dimentica da dove viene.
Israele prosegue l’offensiva a Gaza anche da terra. Secondo l’agenzia ONU OCHA, l’ordine di evacuare l’area centrale della Striscia – già bombardata e affamata – è “devastante”. Mentre le organizzazioni umanitarie lanciano un nuovo allarme carestia, la Protezione civile palestinese riferisce che domenica scorsa decine di civili sono stati uccisi dai soldati israeliani mentre cercavano disperatamente di recuperare aiuti. Quasi cento morti. L’Idf nega, parlando di “colpi di avvertimento per disperdere una minaccia”. Ma la credibilità si è persa tra le macerie.
La guerra a Gaza – oltre 21 mesi di violenze, assedio, deportazioni e fame – sta cancellando la memoria etica e politicasu cui Israele ha ottenuto il consenso internazionale alla sua nascita. Non fu la Shoah a fondare giuridicamente Israele, ma fu lo choc morale dell’Olocausto a far accettare all’Occidente – con un misto di rimorso e calcolo strategico – la nascita di uno Stato ebraico in una terra già abitata da altri popoli. Altri popoli senza Stato, come i curdi o i rohingya, non hanno ricevuto alcuna legittimazione simile.
Eppure oggi Israele sta infliggendo ai palestinesi quello che gli ebrei subirono sotto i nazisti: deportazioni, punizioni collettive, fame, umiliazioni quotidiane, demonizzazione dell’intera popolazione come “minaccia”. I paragoni non sono mai esatti, ma l’analogia è sempre più difficile da respingere: chi è stato vittima dell’orrore, oggi si comporta da carnefice.
Il premier Netanyahu è l’emblema di questa deriva: mantiene lo stato di guerra per evitare i processi giudiziari che lo attendono, mentre si affida a una coalizione di governo che include coloni, estremisti religiosi e ultraortodossi, usati come leva per consolidare un potere che si regge sul disprezzo del diritto internazionale.
Una parte del popolo israeliano lo contesta, in particolare i familiari degli ostaggi ancora detenuti da Hamas. Ma quanti israeliani oggi osano mettere in discussione questa guerra? L’eroicizzazione di Netanyahu è il frutto di un nazionalismo identitario che ha contagiato anche settori laici, mentre in Cisgiordania si moltiplicano le violenze dei coloni, protetti e armati.
Nel frattempo, l’Occidente tace. L’Europa si volta dall’altra parte. E gli Stati Uniti forniscono armi. Intanto, Gaza muore. E con essa, anche la legittimità morale di Israele. Se c’era ancora qualcosa da salvare.