Nell’undicesima congregazione pre-conclave, i cardinali riuniti in Vaticano hanno rilanciato con forza i temi della pace, della migrazione, del dialogo interreligioso e dell’ecclesiologia della comunione. Un’eredità raccolta e rilanciata da Papa Francesco, ma costruita nel tempo con un respiro sempre più cattolico, cioè universale.
Nel pomeriggio di ieri, 5 maggio 2025, si è svolta l’undicesima congregazione generale dei cardinali in vista del conclave. Con la preghiera comune, i circa 170 porporati presenti – di cui 132 elettori – hanno dato inizio a una sessione intensa, segnata da venti interventi ricchi di pathos, esperienza e visione ecclesiale. Sul tavolo, alcune delle sfide più ardue e significative del nostro tempo: l’etnicismo, le migrazioni, le guerre in corso, la minaccia delle sette, ma anche le potenzialità del processo sinodale avviato da Papa Francesco.
Al centro del dibattito, la convinzione condivisa che il nuovo Papa dovrà essere un pastore universale, capace di ascoltare le periferie del mondo, di farsi ponte tra le culture e le religioni, di offrire non solo risposte ma anche compagnia spirituale a un’umanità disorientata. È il ritratto di una Chiesa che abita il mondo senza fuggirlo, e che vive, proprio per questo, in mezzo alle ferite della storia.
I migranti, una benedizione per la Chiesa
In più voci si è sottolineato che i migranti non sono solo un’urgenza sociale o una categoria vulnerabile, ma un vero “dono” per la Chiesa. Portatori di fede, speranza e cultura, essi interrogano le comunità cristiane sul piano dell’accoglienza e sulla capacità di accompagnamento spirituale nel contesto della mobilità globale. È una sfida che Papa Francesco ha abbracciato fin dall’inizio del suo pontificato – indimenticabile il suo primo viaggio a Lampedusa nel 2013 – e che oggi si rinnova nel cammino della sinodalità: i migranti non sono solo accolti, ma ascoltati.
Un sinodo per tutta la Chiesa
Il cammino sinodale, ancora in corso, è stato indicato da molti cardinali come una delle chiavi di lettura decisive per il futuro: non un semplice processo istituzionale, ma un volto di Chiesa in cui tutti sono chiamati a partecipare, discernere e contribuire. È l’ecclesiologia della comunione, già auspicata da Giovanni Paolo II, consolidata da Benedetto XVI e resa concreta da Papa Francesco, che ha voluto sinodi tematici, territoriali e globali, capaci di includere voci diverse e talora anche in conflitto tra loro.
La guerra e il grido del mondo
Accorati gli interventi dei cardinali provenienti da Paesi segnati dalla guerra. Le testimonianze hanno restituito il dramma vivo di comunità sradicate, di chiese in fuga, di popoli in pericolo. Il grido della pace è risuonato più forte che mai: la Chiesa – è stato detto – non può essere neutrale, ma deve essere sempre un soggetto profetico di riconciliazione, come Francesco ha mostrato nel suo sforzo per Gaza, per l’Ucraina, per il Sud Sudan.
Il volto del nuovo Papa: pastore globale e pontefice
Tra i temi più discussi, il profilo del futuro pontefice: una guida spirituale capace di “uscire” dalla logica autoreferenziale, di abitare le fratture del mondo con uno sguardo evangelico, ma anche politico in senso alto. Il futuro Papa – è emerso – dovrà sapere parlare al cuore dei popoli e delle religioni, affrontare con coraggio la questione delle sette che crescono dove la Chiesa è assente, e vivere la sinodalità non come strategia ma come conversione.
Giuramenti e attesa
Mentre nella Cappella Paolina si è svolto il giuramento degli officiali e degli addetti al conclave – ecclesiastici e laici – i preparativi entrano nelle fasi decisive. La Cappella Sistina è ormai pronta e anche le residenze sono assegnate: i cardinali saranno alloggiati alla Domus Sanctae Marthae e in “Santa Marta Vecchia”.
L’appuntamento è ora per domani mattina, alle ore 9:00, con la dodicesima congregazione generale. Ma intanto, nella tensione spirituale del discernimento, si fa strada una certezza: il mondo guarda a Roma non solo per sapere chi sarà il prossimo Papa, ma per scorgere, in quella scelta, il riflesso di una speranza universale.