Il licenziamento contestato della governatrice Lisa Cook dalla Federal Reserve, deciso da Donald Trump, non è solo un atto politico dirompente. È il sintomo di una tentazione antica: piegare la moneta al potere. Una scelta che può avere effetti devastanti non solo per l’economia americana, ma per la fiducia globale.
La Fed sotto assedio
Con l’espulsione di Lisa Cook – che nega ogni fondamento all’accusa di frode ipotecaria – Trump ha mostrato senza veli la sua strategia: assumere il controllo della Federal Reserve, la banca centrale più potente del pianeta. L’obiettivo è chiaro: tagliare i tassi per rendere sostenibile un debito federale che ha superato i 36 trilioni di dollari e sostenere la crescita artificiale in vista delle elezioni.
Ma l’indipendenza della Fed, costruita in decenni come garanzia contro l’azzardo politico, rischia di essere compromessa. Quando il potere politico entra dalla porta principale nella banca centrale, la storia insegna che presto arrivano inflazione, instabilità e sfiducia degli investitori.
La lezione della storia
Esempi recenti abbondano. In Turchia, la pressione di Erdogan a mantenere bassi i tassi ha generato un’inflazione oltre l’80% e il crollo della lira. In Argentina, la monetizzazione del deficit da parte della banca centrale ha portato a una dollarizzazione di fatto dell’economia e a un impoverimento di massa. In Zimbabwe, la subordinazione totale della banca centrale ha prodotto un’iperinflazione apocalittica.
Gli Stati Uniti non sono l’Argentina, né la Turchia. Ma anche un gigante può cadere se si logora il principio basilare della credibilità monetaria. Il dollaro è ancora la valuta di riserva mondiale, ma il suo primato non è eterno.
Una questione etica e di giustizia
Dal punto di vista della Dottrina sociale della Chiesa, il nodo non è solo tecnico, ma morale. L’indipendenza della banca centrale tutela il bene comune, perché impedisce che l’interesse politico immediato scarichi costi altissimi sulle famiglie. Tassi artificialmente bassi oggi significano inflazione e perdita di potere d’acquisto domani, colpendo i più poveri e i risparmiatori onesti.
Papa Francesco ha più volte denunciato la “finanza che uccide” quando è piegata al potere e dimentica la sua funzione di servizio all’uomo. Qui il rischio è esattamente questo: trasformare la Fed in un’arma elettorale, dimenticando che dietro i numeri ci sono mutui, stipendi, pensioni, scuole, ospedali.
Trump gioca con il fuoco: nel breve periodo può sembrare vincente ridurre i tassi e comprare consenso. Ma se la Fed perde la sua autonomia, il prezzo lo pagheranno non solo gli Stati Uniti, ma l’intero sistema economico mondiale.
Un’economia cattolica ricorda che la moneta è un bene sociale, non proprietà di un leader o di un partito. L’indipendenza della banca centrale non è un tecnicismo, ma un argine morale alla tentazione di trasformare la politica economica in pura propaganda.