La Dottrina Sociale non è un’ideologia, ma un cammino di giustizia e fraternità
Nel solco tracciato da Papa Francesco, Leone XIV apre il suo magistero sociale con una visione coraggiosa e profetica: superare le polarizzazioni, ridare spessore etico alla governance globale, ascoltare i poveri non come destinatari ma come protagonisti della Dottrina Sociale della Chiesa. Nel suo primo discorso alla Fondazione Centesimus Annus pro Pontifice, il nuovo pontefice agostiniano rilancia la sfida della cultura dell’incontro in un mondo frammentato, e ammonisce: «L’indottrinamento è immorale. La dottrina, invece, è cammino comune verso la verità». Una lezione che parla alla Chiesa e alla società, in un tempo che ha sete di giustizia, spiritualità e futuro.
Nel suo primo intervento alla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, Papa Leone XIV ha segnato un passaggio chiave per comprendere la direzione pastorale e culturale del suo pontificato. Con uno stile sobrio e profondo, capace di tenere insieme rigore e tenerezza, il Pontefice ha rilanciato la Dottrina Sociale della Chiesa non come ideologia da difendere, ma come cammino condiviso verso la verità, “un intreccio dinamico e continuo di grazia e libertà”. E in un tempo in cui l’etica viene piegata ai tecnicismi e il dibattito è dominato dalla polarizzazione, le sue parole suonano come un invito profetico a “superare le polarizzazioni e ricostruire la governance globale” su basi antropologiche e spirituali.
«La Dottrina Sociale – ha detto – non vuole alzare la bandiera del possesso della verità», ma insegnare ad avvicinare le persone e le situazioni. Il vero problema, afferma Leone XIV, non è il contenuto delle risposte ma il modo in cui affrontiamo le domande, con giudizio prudenziale, apertura e ascolto. In ciò, si coglie l’eco di Gaudium et spes 4, quando il Concilio Vaticano II ricorda il dovere della Chiesa di interpretare i segni dei tempi alla luce del Vangelo.
Il Papa ha poi distinto con chiarezza tra dottrina e indottrinamento, condannando il secondo come “immorale” e lesivo della libertà di coscienza. La dottrina autentica, per Leone XIV, è frutto di ricerca, ascolto, multidisciplinarità e umiltà, non chiusura rigida né slogan. È scienza che si fa vicinanza, non ideologia da brandire. Ed è in questa prospettiva che la Dottrina Sociale deve riscoprirsi strumento di cultura dell’incontro: uno dei temi più cari al suo predecessore Francesco, ma che Leone XIV rilancia con forte accento critico verso un mondo dominato da “fake news”, “grida” e manipolazioni digitali.
Decisivo è il passaggio in cui il Papa afferma che «chi nasce e cresce lontano dai centri di potere non va semplicemente istruito nella Dottrina Sociale della Chiesa, ma riconosciuto come suo continuatore e attualizzatore». Questa frase rovescia ogni paternalismo ecclesiale: i poveri non sono solo destinatari, ma soggetti attivi del pensiero e dell’azione sociale della Chiesa. Un’affermazione che ricorda le parole di Francesco ai movimenti popolari e l’enciclica Fratelli tutti.
Anche il riferimento a Leone XIII, il papa della Rerum Novarum, non è casuale. Il nuovo Leone rilancia l’impegno per la giustizia sociale in un tempo che egli definisce – seguendo Francesco – segnato da una “policrisi”: guerre, disuguaglianze, precarietà, crisi ambientale, rivoluzione digitale. A questo mondo inquieto la Dottrina Sociale non risponde con formule pronte, ma con discernimento spirituale e impegno culturale condiviso.
Infine, parlando della “domanda crescente di spiritualità e giustizia”, il Papa ha richiamato l’urgenza di una Chiesa che sappia farsi madre e padre, casa ospitale soprattutto per i giovani e gli emarginati, “che non sempre trovano canali efficaci per esprimersi”. È la sollecitazione a una Chiesa che ascolta prima di parlare, che impara dai poveri e sa lasciarsi interrogare dai segni dei tempi, anche quando questi disturbano.
In tempi di logiche binarie, il Papa invita a pensare complesso, a discernere con rigore, a camminare insieme nella verità. La Dottrina Sociale della Chiesa, per Leone XIV, non è un prontuario ideologico né una nostalgia del passato, ma un’opera aperta, “un cammino comune, corale”, come ha detto, che ha bisogno oggi più che mai di essere riscoperta e attuata. E forse, proprio da questo tratto, si capisce perché il suo pontificato nasce nel segno del dialogo e del Vangelo incarnato.