C’è qualcosa di irresistibile nella figura di San Francesco di Sales, che il calendario liturgico ci invita a celebrare oggi. È come se, tra il rumore e la confusione di un’epoca per molti versi simile alla nostra, egli continuasse a parlarci con il suo tratto inconfondibile: un linguaggio gentile, argomentativo, capace di penetrare i cuori senza ferirli, ma piuttosto accarezzandoli con il balsamo della verità. Non è un caso che questo santo del XVII secolo, vescovo di Ginevra e patrono dei giornalisti cattolici, abbia qualcosa da dire anche a noi, immersi in un tempo di parole che spesso feriscono più delle spade.
Un santo della parola scritta
San Francesco di Sales visse in un’epoca di divisioni feroci. Il suo ministero pastorale si svolse nel cuore della Controriforma, in una regione lacerata dalle tensioni tra cattolici e calvinisti. Fu proprio lì, nella diocesi di Ginevra – epicentro del pensiero riformato –, che il giovane vescovo mostrò un’innovativa capacità di comunicare il messaggio cristiano. Di fronte all’impossibilità di dialogare direttamente con i fedeli che avevano abbandonato la Chiesa cattolica, Francesco iniziò a diffondere pamphlet, volantini e brevi testi teologici, che infilava sotto le porte delle case o distribuiva nei luoghi pubblici. Questo uso creativo e strategico della parola scritta lo rende un precursore di una “comunicazione di prossimità”, che sa raggiungere le persone là dove si trovano.
Non era solo la qualità del contenuto a fare la differenza, ma il tono. Francesco scriveva con gentilezza, rispetto e amore. Non scagliava anatemi, non umiliava l’avversario: il suo scopo era persuadere, non vincere. È forse qui che troviamo il fondamento della sua elezione a patrono dei giornalisti cattolici: la capacità di far dialogare la verità con la carità.
Il patrono dei giornalisti cattolici
La proclamazione ufficiale di San Francesco di Sales a patrono dei giornalisti avvenne nel 1923 per volere di Papa Pio XI. La scelta fu tutt’altro che casuale: in un periodo in cui i mezzi di comunicazione di massa stavano assumendo un ruolo sempre più centrale nella società, la figura del vescovo di Ginevra rappresentava un modello di giornalismo autentico, capace di unire ricerca della verità e rispetto per l’interlocutore.
San Francesco ci insegna che il comunicatore cattolico non è un semplice “tecnico della parola”, ma un artigiano della verità, che sa plasmare i messaggi con equilibrio e delicatezza, senza tradire i contenuti. Egli ci ricorda che le parole non sono neutre: possono edificare o distruggere, illuminare o confondere. Per questo, chi scrive – soprattutto chi scrive di cose sacre – deve sentire la responsabilità del proprio ruolo, sapendo che ogni parola può essere una finestra verso Dio o un muro che lo nasconde.
L’attualità del suo messaggio
In un’epoca come la nostra, caratterizzata da un eccesso di informazioni, dalla rapidità della comunicazione e dall’aggressività dei toni, San Francesco di Sales è più attuale che mai. Ci sono almeno tre lezioni che possiamo trarre dal suo esempio:
a. Gentilezza come forza comunicativa
In un mondo polarizzato, dove la comunicazione è spesso ridotta a scontro e provocazione, la gentilezza è una rivoluzione. Francesco sapeva che la verità non ha bisogno di urlare per essere convincente: essa si fa strada nel cuore quando è accompagnata dalla carità. Questo vale anche per il giornalismo cattolico, che oggi più che mai è chiamato a essere un faro di dialogo e di riconciliazione.
b. L’attenzione alla persona
Francesco non comunicava mai con un pubblico anonimo. Anche nei suoi scritti, si percepisce una profonda attenzione per l’interlocutore, considerato sempre come una persona unica, degna di rispetto. In un’epoca di comunicazione digitale, dove spesso il destinatario è ridotto a un “numero” o a un “utente”, il richiamo a vedere l’altro come persona è una sfida decisiva.
c. La verità come servizio
San Francesco di Sales ci insegna che la verità non deve mai essere usata come un’arma, ma come un dono da offrire con umiltà. Questo vale anche per i giornalisti, che hanno il compito di servire il bene comune attraverso un’informazione onesta e accurata, mai piegata a interessi personali o ideologici.
Un messaggio per i giornalisti cattolici
Essere giornalisti cattolici oggi significa andare controcorrente, significa opporsi alla cultura del sensazionalismo, delle fake news e della superficialità. Significa avere il coraggio di testimoniare il Vangelo, non solo nei contenuti, ma anche nel modo di comunicare: con rispetto, empatia e amore per la verità. San Francesco di Sales, con il suo esempio, ci invita a riscoprire la bellezza di una parola che illumina, risana e unisce.
San Francesco di Sales non è solo un patrono dei giornalisti cattolici: è una guida per chiunque voglia comunicare in modo autentico e costruttivo. La sua lezione, fatta di verità, gentilezza e carità, è una risposta profetica alle sfide della nostra epoca. In un mondo che spesso usa le parole per ferire, il suo messaggio è un invito a scegliere una comunicazione che edifica e porta luce. E così, come fece lui infilando i suoi scritti sotto le porte delle case, possiamo ancora oggi seminare speranza e costruire ponti, una parola alla volta.