Andrea Cavallari, condannato per la strage di Corinaldo, è stato arrestato in Spagna dopo una fuga iniziata con un permesso premio per discutere la tesi di laurea in Giurisprudenza. La sua evasione riaccende un dibattito profondo sul sistema penitenziario italiano: fino a che punto è giusto concedere fiducia a chi si è macchiato di crimini gravissimi? E dove finisce il diritto alla rieducazione quando si mette a rischio la sicurezza collettiva?
La “banda dello spray” e la tragedia del 2018
Durante la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, alla Lanterna Azzurra di Corinaldo, un gruppo di giovani spruzzò spray al peperoncino durante un concerto di Sfera Ebbasta per rapinare i presenti. Il panico scatenato provocò una calca devastante: sei persone morirono — cinque minorenni e una mamma — e altre 59 rimasero ferite . Il modus operandi fu freddamente criminale: sfruttare la paura collettiva per il proprio tornaconto.
Andrea Cavallari, allora ventenne, fu individuato tra i membri attivi. Conprovata la responsabilità nel corso di un processo, fu condannato in via definitiva a 11 anni e 10 mesi per omicidio preterintenzionale plurimo e lesioni gravissime .
L’evasione “da permesso”: la laurea e la fuga
Il 3 luglio 2025, Cavallari ottenne un permesso premio: poteva lasciare il carcere della Dozza per discutere la tesi di laurea in Giurisprudenza all’Università di Bologna, accompagnato solo dai familiari, senza scorta . Dopo la cerimonia e un pranzo con i cari, sparì.
Iniziò una latitanza di quattordici giorni: viaggi via terra fino alla Francia, poi in Spagna, con documenti falsi e soldi contraffatti, secondo le autorità spagnole . È stato individuato e arrestato a Lloret de Mar il 17 luglio, sorpreso mentre camminava per strada, non armato .
Cooperazione e procedura d’estradizione
L’arresto è stato il risultato di un lavoro sinergico tra la Polizia Penitenziaria, Polizia italiana, spagnola e Eurojust . Ora Cavallari è in custodia cautelare presso l’Audiencia Nacional di Madrid, in attesa della pronuncia sull’estradizione. Secondo il Mandato d’Arresto Europeo, il rientro in Italia potrebbe avvenire in poche settimane .
È aperta anche un’inchiesta per favoreggiamento: chi ha fornito documenti falsi, supporto logistico e fondi? La Procura di Bologna indaga su possibili complici .
Una riflessione sul sistema penitenziario
Il caso mette in luce la tensione tra diritto alla rieducazione (formazione universitaria inclusa, sancita dall’articolo 27 Cost.) e necessità di contenere la pericolosità residua conviviale con criminali condannati per reati gravi. Il permesso per laurearsi, senza scorta, è legittimo, ma nel caso di un condannato per omicidio plurimo, l’assenza di vigilanza ha dimostrato i suoi limiti .
Critiche sono arrivate dal SAPPE, sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria, che chiede maggiore coinvolgimento degli agenti nella valutazione dei detenuti candidati a permessi premi . Anche il ministro Nordio ha dichiarato che “la certezza della pena sta diventando un’astrazione metafisica”, sottolineando la necessità di rivedere i criteri .
Il percorso di Cavallari — dalla laurea alla latitanza — è emblematico di un sistema carcerario che tende a premiare la buona condotta, ma rischia di sottovalutare elementi di rischio rilevanti. L’evadere in queste condizioni dimostra che la logica della rieducazione va più ponderata quando l’individuo ha commesso reati di estrema gravità.
Il dibattito è aperto: come garantire il diritto allo studio e al reinserimento senza aprire il fianco all’impunità? Il bilanciamento tra sicurezza collettiva e speranza rieducativa resta la sfida più urgente per la giustizia penale italiana.