Nei primi cento giorni del suo Pontificato, papa Leone XIV continua a coniugare il linguaggio della diplomazia con quello del Vangelo. Ieri, nel Santuario di Santa Maria della Rotonda ad Albano, il Pontefice ha celebrato la Messa domenicale ricordando che «la pace che Cristo dona non è la pace comoda del mondo, ma quella che nasce dalla croce e dal fuoco dell’amore».
Davanti ai fedeli riuniti, Leone XIV ha invitato a pregare affinché «nelle trattative tra i popoli, si ponga sempre al primo posto il bene comune», con chiaro riferimento ai vertici internazionali sull’Ucraina e a Gaza. La sua voce, pacata e profonda, ha richiamato le parole del Vangelo di Luca: «Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, vi dico, ma divisione». Una pace, dunque, che non si confonde con la semplice assenza di conflitto, ma che è disarmata e disarmante, fatta di mitezza e di verità.
Un pranzo di fraternità
Al termine della celebrazione, il Papa si è recato nei giardini del Borgo Laudato si’ di Castel Gandolfo per condividere il pranzo con circa centocinquanta poveri e operatori della Caritas. Un gesto semplice e potente: lunghe tavolate imbandite sotto i gazebo, tra i lecci e i cedri dei giardini pontifici, con commensali provenienti da diverse storie e fragilità.
«Spezzare il pane insieme – ha ricordato il Papa – è il gesto con cui si riconosce Cristo presente. La Messa è questo, ma anche la tavola condivisa lo è: riconoscere che siamo fratelli, tutti creati a immagine di Dio».
Al tavolo con Leone XIV erano presenti il cardinale Fabio Baggio, vescovo Vincenzo Viva, i sindaci del territorio e una famiglia di assistiti peruviani, insieme a un senzatetto romano. In un clima di fraternità, il pranzo è diventato icona viva di una Chiesa che nasce dall’Eucaristia e si fa servizio, come ha sottolineato il cardinale Baggio: «Qui vediamo la speranza, la fraternità e l’amore che si fanno pane spezzato».
La pace che non costa come le armi
Riprendendo il Vangelo, Leone XIV ha ribadito che il «fuoco» portato da Gesù non è quello delle armi né quello delle parole che feriscono, ma «il fuoco dell’amore che si abbassa e serve, che oppone all’indifferenza la cura e alla prepotenza la mitezza». Un fuoco che, ha ricordato, «non costa come gli armamenti, ma gratuitamente rinnova il mondo».
Con il suo stile di silenziosa fermezza, il Pontefice continua a tracciare una via evangelica alla pace: non la neutralità diplomatica, ma la scelta profetica di stare accanto ai poveri e di denunciare la logica della violenza. E proprio dal Borgo Laudato si’, luogo simbolico di cura del creato e della persona, Leone XIV rilancia la sua convinzione che la vera pace si costruisce a tavola, nella prossimità, nello spezzare il pane con l’altro.