C’è un filo d’oro che lega la vocazione, il carisma e il pontificato nascente di Leone XIV: la sua profonda e radicata marianità agostiniana. Lo si è visto, non senza commozione, nel gesto compiuto dal neo eletto Pontefice nella sua prima uscita da Vescovo di Roma: una visita non annunciata, semplice e intensa, al Santuario della Madre del Buon Consiglio di Genazzano, il cuore spirituale mariano dell’Ordine di Sant’Agostino.
Quel santuario – retto dagli agostiniani fin dal 1200 – non è solo una meta devozionale. Per Papa Robert Prevost è un luogo del cuore, familiare, quasi materno. Lì, cinquant’anni fa, da giovane religioso agostiniano, cominciò a nutrire un legame profondo con l’immagine della Vergine di Scutari, approdata miracolosamente da un Paese in guerra e divenuta consigliera silenziosa per intere generazioni. Lì è tornato da priore generale dell’Ordine. Lì, da cardinale, ha celebrato nel 2024 la festa della Venuta, nella data significativa del 25 aprile. E lì è tornato oggi da Papa, per inginocchiarsi, pregare e affidare alla Madre il nuovo ministero petrino.
La continuità di un cuore mariano
È difficile leggere questo gesto solo in chiave emotiva o personale. Si tratta di un atto ecclesiale, teologico, simbolico. Leone XIV ha voluto cominciare il suo pontificato nello stile di Maria: silenzio, ascolto, affidamento. Lo ha detto lui stesso: “Ho voluto tanto venire qui in questi primi giorni del nuovo Ministero… per portare avanti la missione come Successore di Pietro”. E, citando le parole di Maria a Cana – “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” – ha tracciato la via spirituale che vuole percorrere con tutta la Chiesa.
In quel santuario, Leone XIV ha rinnovato la sua fiducia nell’intercessione materna di Colei che è per la tradizione agostiniana la Mater sapientiae, la Madre della sapienza e del buon discernimento. Una figura che non impone, ma illumina. Che non si sostituisce alla libertà, ma l’educa a riconoscere il bene. Che non parla molto, ma orienta sempre.
Il legame con il nome e la missione
Non si può ignorare che la marianità agostiniana di Leone XIV si intreccia anche con la sua scelta del nome. Il richiamo a Leone XIII – autore della Rerum novarum e devoto mariano che elevò Genazzano a basilica – non è solo dottrinale o sociale, ma anche spirituale. Come il suo predecessore di fine Ottocento, anche Leone XIV si pone sotto lo sguardo di Maria per affrontare una nuova “questione sociale”: quella che riguarda la dignità umana nell’epoca dell’intelligenza artificiale e delle nuove vulnerabilità globali.
La “Madre del Buon Consiglio” è dunque la custode di questo passaggio epocale. E Leone XIV lo sa bene. Per questo ha voluto donare al santuario un calice e una patena, segni eucaristici per eccellenza, quasi a dire che la sua vita, e ora il suo pontificato, sono un’offerta nel cuore della Chiesa, come lo furono quelli di Maria e di Agostino.
Un Papa che ascolta
Questa spiritualità mariana non è solo affetto o simbolismo. È stile pastorale. È metodo. Papa Leone XIV non inizia pontificando, ma pregando. Non definisce, ma si affida. Non parla di sé, ma guarda alla Madre. È un Papa che – come Maria – sa “conservare nel cuore” e meditare prima di agire. Un Papa che vuole camminare con tutti, ascoltando, accompagnando, discernendo.
Non a caso, ha voluto ricordare anche il valore della pietà popolare, tanto cara all’Evangelii gaudium, come una delle forme più autentiche del sensus fidei. E proprio a Genazzano, in mezzo alla gente che lo salutava con applausi e stupore, Leone XIV si è mescolato con semplicità: salutando, benedicendo, rispondendo con affetto a un fedele peruviano che lo riconosceva come “uno di casa”.
Maria, madre e consigliera del pontificato
“Come la Madre non abbandona i suoi figli – ha detto – anche voi siate fedeli alla Madre”. È questa la linea di fondo che Papa Leone XIV ha già voluto imprimere al suo ministero. Una Chiesa fedele alla Madre è una Chiesa capace di accogliere, accompagnare, consolare. Di custodire la dottrina e aprire strade nuove. Di coniugare giustizia e misericordia, come Maria fece nella sua vita e come insegnò Agostino.
In questo inizio di pontificato, segnato dalla preghiera, dalla fiducia e dalla memoria, la visita a Genazzano rappresenta un atto fondativo. Non è solo una tappa devozionale. È la mappa interiore di un Papa che vuole farsi discepolo prima di essere maestro. E che ha voluto far sapere al mondo – senza proclami, ma con una rosa e un’Ave Maria – da dove intende partire.
Da Maria, dal Vangelo, dalla Chiesa.
E soprattutto da una preghiera pronunciata con cuore di figlio: “Madre del Buon Consiglio, cammina con me”.