Nel mese appena trascorso la città ha celebrato il prodigio di San Gennaro e l’82º anniversario delle Quattro Giornate. Due segni che parlano al presente: Napoli città che resiste, accoglie e indica una via di speranza. Il suo riscatto non è solo economico e culturale, ma anche spirituale: il Vangelo vissuto come inclusione, libertà e solidarietà.
Settembre 2025 ha ricordato al mondo che Napoli non è solo una città, ma un simbolo. Lo scioglimento del sangue di San Gennaro, ancora una volta, ha rassicurato i napoletani e i tanti che guardano a quel segno come promessa di protezione. Pochi giorni dopo, la commemorazione delle Quattro Giornate ha riportato alla memoria la forza di un popolo che nel 1943 fu il primo in Europa a insorgere contro il nazifascismo. Due eventi che, intrecciati, dicono l’anima profonda di Napoli: fede e resistenza, speranza e dignità.
Oggi più che mai, in un mondo attraversato dalle guerre – Gaza ne è ferita aperta – Napoli si fa capitale morale del Sud globale. Non città piegata dalle difficoltà, ma città che reagisce, accoglie e rilancia. In un tempo in cui i popoli chiedono autodeterminazione, Napoli testimonia che resistere è possibile e che la pace non è utopia, ma scelta quotidiana.
Questo riscatto si misura anche nei numeri. Nel 2025 il Sud Italia ha registrato una crescita del PIL del 2,1%, superiore alla media nazionale. Napoli è stata tra le città italiane più visitate con oltre 7 milioni di presenze turistiche solo nei primi otto mesi dell’anno, trainando l’intero Mezzogiorno. Il calcio ha un ruolo di soft power globale: il Napoli non è più solo squadra, ma brand che promuove cultura, identità e attrattività economica. È un pezzo del Mediterraneo allargato che prende parola e si afferma.
Eppure Napoli è molto di più dei suoi numeri. È cultura cosmopolita, con l’Istituto Orientale e le università pontificie che alimentano studi e dialogo. È spiritualità popolare che attraversa i vicoli: dalle edicole votive dedicate alla Vergine ai pellegrinaggi mariani che scandiscono la vita quotidiana. È città di santi sociali come San Giuseppe Moscati, che fece della medicina un atto di carità, o Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, che offrì una teologia capace di parlare al cuore dei semplici.
La fede popolare, che guarda a San Gennaro e alla Madonna, non è mai disincarnata: ha radici profonde nella storia e si traduce in impegno sociale, resistenza civile e speranza concreta. Napoli non si limita a ricordare, ma indica un cammino: un Sud globale che non subisce, ma propone; che non resta periferia, ma diventa centro.
Per questo Napoli è oggi capitale morale della resistenza, della pace e della solidarietà. Lo è stata nel 1943, lo è nel 2025: città che illumina il Mediterraneo con la sua fede, la sua accoglienza e la sua indomita speranza.