Gli studi più recenti mostrano che i vaccini anti-Covid a mRNA potrebbero persino stimolare una risposta immunitaria utile contro certi tumori. Ma sul web continuano a circolare fake news sui presunti “turbotumori” causati dal vaccino. Una riflessione di bioetica e verità, tra scienza, paura e responsabilità.

Nel mare agitato della comunicazione post-pandemica, le parole “mRNA” e “cancro” evocano ancora timori e sospetti.

Da un lato, la scienza sta scoprendo potenzialità inaspettate dei vaccini a mRNA — nati per contrastare il Covid-19 — anche nel campo dell’oncologia.

Dall’altro, si è diffusa una narrativa parallela, fondata sul mito dei cosiddetti “turbotumori”, che vorrebbe i vaccini come causa di un improvviso aumento dei casi di cancro.

Due mondi che non potrebbero essere più distanti: uno basato su dati verificabili e sull’evidenza clinica, l’altro costruito su paura e disinformazione.

La scienza: l’mRNA come nuova frontiera immunologica

Il principio dei vaccini a mRNA è noto: insegnare al corpo a produrre temporaneamente una proteina del virus — nel caso del Covid, la “spike” — per allenare il sistema immunitario a riconoscerla e combatterla.

La stessa tecnologia si sta ora rivelando promettente anche in oncologia. Studi pubblicati su Nature e su altre riviste di alto impatto scientifico mostrano che la vaccinazione mRNA può potenziare la risposta immunitaria in pazienti trattati con immunoterapia, stimolando i linfociti T e rendendo più “visibili” i tumori al sistema immunitario.

Alcuni ricercatori hanno osservato una maggiore sopravvivenza nei pazienti oncologici che avevano ricevuto il vaccino anti-Covid entro pochi mesi dall’inizio della terapia.

Non si tratta di una “cura” contro il cancro, ma di un segnale incoraggiante: la tecnologia mRNA potrebbe aprire la strada a vaccini personalizzati contro specifici tumori, già in fase di sperimentazione clinica.

La paura: la leggenda dei “turbotumori”

Di segno opposto, la teoria dei “turbotumori” sostiene che i vaccini a mRNA favorirebbero lo sviluppo di tumori aggressivi e improvvisi.

Secondo questa narrazione, il vaccino “indebolirebbe” il sistema immunitario, favorendo la crescita di cellule tumorali silenti.

Eppure non esiste alcuna evidenza scientifica che colleghi la vaccinazione anti-Covid a un aumento dei tumori.

Nessuno studio epidemiologico, oncologico o immunologico lo ha mai confermato.

Le principali autorità sanitarie — dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), fino all’Istituto Superiore di Sanità — hanno smentito in modo netto questa teoria.

Al contrario, la ricerca dimostra che i vaccini non alterano la sorveglianza immunitaria né accelerano la crescita tumorale.

L’espressione “turbotumore” è nata in ambienti social e in blog sensazionalistici, senza fondamento clinico, ma con la capacità di diffondere un clima di paura e sfiducia.

È l’effetto collaterale più pericoloso della pandemia: la fragilità del rapporto tra cittadino e scienza.

Bioetica della fiducia e dell’informazione

Da un punto di vista bioetico, la questione non riguarda solo i vaccini, ma il patto di fiducia tra società e ricerca scientifica.

La pandemia ha mostrato quanto sia sottile il confine tra libertà di opinione e responsabilità pubblica della comunicazione. Quando le parole diventano armi di paura, non si tratta più di dibattito, ma di manipolazione.

Ogni progresso scientifico porta con sé una dimensione morale: la verità.

Nella tradizione cristiana, la veracitas — la virtù della comunicazione onesta — è parte integrante della giustizia e del rispetto per la vita.

Papa Francesco lo ha spiegato nel Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2018, intitolato “La verità vi farà liberi” (Gv 8,32):

“Le fake news sono informazioni infondate, spesso manipolate, finalizzate a ingannare e a strumentalizzare. Nessuno può esonerarsi dalla responsabilità di contrastare queste falsità.”

Ed è lo stesso pontefice ad aver definito la vaccinazione “un atto d’amore” verso se stessi e verso gli altri, invitando a guardare alla scienza come strumento di solidarietà e non come terreno di scontro ideologico.

(Videomessaggio, 18 agosto 2021, Vatican News).

La speranza: dal Covid alla cura del cancro

La pandemia — pur nella sua drammaticità — ha accelerato una rivoluzione biotecnologica che potrebbe ora offrire nuove armi contro i tumori, le malattie rare e le infezioni croniche.

I vaccini a mRNA rappresentano una piattaforma flessibile, non un esperimento temporaneo ma un modello di sviluppo scientifico in evoluzione.

Il futuro della medicina, come mostrano gli studi più recenti, non sarà fatto di contrapposizioni tra “naturale” e “artificiale”, ma di alleanze tra conoscenza e coscienza.

Papa Benedetto XVI, nell’enciclica Caritas in veritate (2009), ricordava che «la tecnica non è mai soltanto tecnica: manifesta l’aspirazione dell’uomo a migliorare la propria condizione e deve essere orientata al bene integrale della persona» (n. 69).

Parole che restano di straordinaria attualità: la scienza ha bisogno di etica come l’etica ha bisogno di conoscenza.

Il discernimento morale

La bioetica cristiana invita a guardare alla tecnologia non come a un fine, ma come a un mezzo per il bene della persona.

San Giovanni Paolo II, nell’enciclica Evangelium vitae (1995), affermava:

«Il rispetto per la vita esige che la scienza e la tecnica siano sempre ordinate all’uomo e al suo sviluppo integrale» (n. 82).

Questo resta il criterio decisivo: discernere, verificare, unire competenza e compassione.

La verità scientifica non è mai in conflitto con la fede, se entrambe riconoscono la dignità della persona come centro.

Oggi, parlare di mRNA e cancro significa camminare su un crinale tra speranza e timore.

Ma la verità, come la scienza, ha bisogno di tempo, non di clamore.

Il futuro non sarà dei “turbotumori”, ma della cura responsabile: quella che unisce ricerca, etica e compassione.

Perché — come ha ricordato Papa Francesco — “la scienza è una magnifica espressione dell’amore di Dio per le sue creature” (Discorso all’Accademia Pontificia delle Scienze, 9 ottobre 2020).

E l’amore, quando si traduce in conoscenza e servizio, diventa la più alta forma di medicina.

In spirito e verità

«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32).

La verità non è mai contro l’uomo, ma a suo favore.

Accogliere con fiducia la scienza, senza idolatrarla, significa riconoscere che la conoscenza è parte del dono di Dio.

La paura divide, la verità guarisce.

E solo un sapere che ama può diventare davvero un sapere che salva.