Nel suo intervento al Forum Ambrosetti, Sergio Mattarella ha ricordato ciò che troppo spesso si dimentica: l’Europa non è una sovrastruttura burocratica, ma una scelta di civiltà. È nata dal trauma della guerra, quando uomini come Alcide De Gasperi seppero immaginare che dal carbone e dall’acciaio potessero germogliare pace e collaborazione invece che nuove armi.

Il Presidente ha posto domande semplici, quasi elementari: è preferibile la pace o la guerra? La dignità delle persone o l’ebbrezza del potere? Sembrano ovvietà, eppure la cronaca ci dimostra che non lo sono affatto. Oggi tornano nazionalismi che indicano nell’Unione un ostacolo, mentre fuori dai confini crescono neo-imperialismi e poteri economici globali che si comportano come nuove “Compagnie delle Indie”.

Di fronte a tutto questo, Mattarella ha ricordato che l’Europa è necessità e responsabilità. Non ha mai scatenato conflitti, ha promosso dialogo, ha elevato standard di vita e diritti sociali. È stata – e deve restare – l’argine democratico alle tentazioni autocratiche, la prova che la cooperazione è più forte della paura.

Il mondo ha bisogno dell’Europa, ma di un’Europa capace di unità, non rassegnata all’irrilevanza. La memoria di chi seppe costruirla dalle macerie ci dice che non è impossibile: servono lo stesso coraggio e la stessa visione. Oggi come allora.