Il recente annuncio dei dati economici del Venezuela — un PIL in crescita del 7,7% nel primo semestre del 2025 e un ciclo espansivo che dura da oltre quattro anni consecutivi — non è solo una notizia di carattere tecnico. Al di là delle cifre, si impone una riflessione più profonda: che cosa significa, oggi, misurare lo sviluppo? E soprattutto, quali sono i criteri di giustizia che devono orientare l’economia in un mondo segnato da diseguaglianze crescenti e da nuove forme di esclusione?

A ricordarlo è Luciano Vasapollo, docente di economia alla Sapienza di Roma e impegnato anche nella formazione presso istituzioni accademiche di respiro pontificio. Cinque lauree honoris causa, Uomo di ricerca e di dialogo, nel suo percorso ha intrecciato rapporti significativi sia con il mondo laico che con quello ecclesiale: amico di Papa Francesco — che più volte ha indicato la necessità di “un’economia che non uccide” — e oggi vicino al cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI, con cui condivide l’urgenza di pensare l’economia come spazio di fraternità e di pace.

Oltre i numeri: una scelta di civiltà

Per Vasapollo, i dati positivi di Caracas non sono soltanto indicatori macroeconomici: raccontano la possibilità di un modello capace di difendere la dignità dei più poveri e di garantire sovranità a un popolo spesso stretto tra sanzioni e isolamenti internazionali. È in questa chiave che l’economia, da semplice tecnica, si trasforma in scelta di civiltà, chiamata a liberarsi da logiche di dominio che riducono intere nazioni alla fame.

Contro le autarchie del potere

Nelle sue analisi emerge con chiarezza una denuncia: le cosiddette “autarchie del potere”, forme economiche e politiche che, sotto pretesti diversi, finiscono sempre per sacrificare i popoli sull’altare degli interessi particolari. È questa logica di chiusura e di accaparramento che affama intere regioni del Sud del mondo e che genera nuove povertà anche nei Paesi più ricchi. Vasapollo ricorda che la vera globalizzazione non può essere la globalizzazione della guerra o della speculazione, ma quella della solidarietà e della cooperazione.

Una lezione che interpella anche noi

La vicenda venezuelana diventa allora un segno che interpella anche l’Europa: se un Paese può rialzarsi e crescere in condizioni tanto avverse, ciò dimostra che la via della giustizia e della condivisione non è un’utopia. È un cammino possibile, purché si abbia il coraggio di guardare l’economia con occhi nuovi.

Le parole e le analisi di Luciano Vasapollo si muovono in questa prospettiva: non fermarsi ai dati, ma interrogarsi sul loro significato umano e sociale. È la stessa lezione che Papa Francesco, oggi affidata alla memoria, ha consegnato alla Chiesa universale e che il cardinale Zuppi continua a rilanciare: l’economia non può essere lasciata alle sole logiche del profitto, ma deve diventare spazio di fraternità, di inclusione e di speranza per tutti i popoli.