Il presidente americano Donald Trump è riuscito a imporre il suo piano per fermare la guerra di Gaza, un conflitto che è durato due anni consecutivi. Il movimento di resistenza islamica (Hamas) ha annunciato di aver accettato la proposta di Trump tramite un comunicato ufficiale, confermando la sua disponibilità a collaborare per porre fine alla guerra e realizzare uno scambio di prigionieri, in quella che è stata considerata una svolta significativa nel corso del conflitto.

La posizione del presidente americano Donald Trump

Venerdì il presidente americano Donald Trump ha espresso la convinzione che Hamas sia pronta alla pace e ha chiesto a Israele di fermare i bombardamenti su Gaza, dopo che il movimento ha annunciato di essere disposto a rilasciare tutti gli ostaggi secondo il suo piano di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.

Trump ha dichiarato sulla sua piattaforma di social media Truth Social: «Sulla base della dichiarazione rilasciata da Hamas, credo che siano pronti per una pace duratura. Israele deve fermare immediatamente i bombardamenti su Gaza affinché possiamo liberare gli ostaggi in sicurezza e rapidamente! È molto pericoloso farlo in questo momento». 

Più tardi, in un breve video registrato, il presidente americano ha promesso che tutte le parti saranno trattate con equità secondo il suo piano di pace per Gaza, lodando l’approvazione da parte di Hamas al rilascio degli ostaggi e definendo questo giorno «speciale». Nel suo messaggio video pubblicato su Truth Social, Trump ha affermato: «Tutti saranno trattati in modo equo», aggiungendo: «Questo è un giorno molto speciale, forse senza precedenti».

⭕️ Comunicato del Movimento di Resistenza Islamica Hamas

in merito alla proposta del presidente americano Donald Trump

Per fermare l’aggressione e la guerra di sterminio contro la nostra gente resistente nella Striscia di Gaza, e partendo dalla nostra responsabilità nazionale e dall’impegno verso i principi, i diritti e gli interessi supremi del nostro popolo, Hamas ha condotto ampie consultazioni nelle sue istituzioni dirigenziali, con le fazioni palestinesi, con i fratelli mediatori e con gli amici, per raggiungere una posizione responsabile riguardo al piano del presidente americano Donald Trump.

Dopo un approfondito esame, il movimento ha preso la sua decisione e ha consegnato ai mediatori la seguente risposta:

         •       Hamas apprezza gli sforzi arabi, islamici e internazionali e quelli del presidente americano Donald Trump, volti a fermare la guerra contro Gaza, a garantire lo scambio di prigionieri, l’ingresso immediato degli aiuti, il rifiuto dell’occupazione della Striscia e il rifiuto del trasferimento forzato del nostro popolo.

         •       Per fermare la guerra e garantire il completo ritiro dalla Striscia, Hamas annuncia di accettare il rilascio di tutti i prigionieri israeliani, vivi e cadaveri, secondo la formula contenuta nella proposta di Trump, garantendo le condizioni di sicurezza per l’operazione. In questo contesto, Hamas conferma la sua disponibilità ad avviare immediatamente, tramite i mediatori, negoziati sui dettagli.

         •       Hamas ribadisce inoltre il suo consenso a trasferire la gestione della Striscia di Gaza a un’autorità palestinese composta da indipendenti (tecnocrati), sulla base di un accordo nazionale palestinese e con il sostegno arabo e islamico.

         •       Quanto ad altre questioni relative al futuro di Gaza e ai diritti fondamentali del popolo palestinese, esse rimangono legate a una posizione nazionale unitaria e alle leggi e risoluzioni internazionali pertinenti, da discutere in un quadro nazionale palestinese di cui Hamas farà parte, contribuendo con responsabilità.

Analisi politica

La mappa delle reazioni dopo l’annuncio di Hamas di accettare il piano di Trump mostra un nuovo scenario, caratterizzato da una maggiore apertura e serietà verso una soluzione. La comunità internazionale considera la mossa una rara opportunità per porre fine a una guerra che ha devastato Gaza per due anni. In Israele, invece, la scena politica è divisa: da una parte chi vede nella posizione americana un’occasione per riportare indietro gli ostaggi e chiudere il conflitto, dall’altra chi teme che ciò conferisca ad Hamas una nuova legittimità politica.

La politica americana ha realizzato un’iniziativa senza precedenti nel dossier palestinese attraverso il piano di Trump, ma la sopravvivenza di questa intesa dipenderà dalla sua capacità di resistere alle pressioni sul terreno e alle divisioni politiche. L’accettazione da parte di Hamas di rinunciare alla gestione di Gaza in favore di un’autorità palestinese condivisa rappresenta un cambiamento strategico che potrebbe aprire la strada a una ridefinizione del sistema politico palestinese.

Israele si trova ora davanti a una sfida cruciale: aderire al piano di Trump significherebbe entrare in un percorso politico che potrebbe indebolire la narrativa di Netanyahu basata sulla vittoria militare, mentre rifiutarlo rischierebbe di aumentare l’isolamento internazionale e le pressioni interne da parte delle famiglie degli ostaggi e dell’opinione pubblica.

Il futuro di Gaza e della questione palestinese si trova a un bivio storico, in cui gli interessi politici si intrecciano con le dimensioni umanitarie. Il successo del piano di Trump dipenderà dalla capacità di tutte le parti di trasformare le parole in azioni concrete, garantendo la fine della guerra e aprendo la strada a una pace fragile ma possibile.

Dopo l’accettazione di Hamas del piano di Trump, abbiamo davvero chiuso la pagina di una guerra sanguinosa che ha ferito profondamente sia il popolo palestinese che quello israeliano?