A venticinque anni dalla storica veglia di Giovanni Paolo II, Tor Vergata si è trasformata ancora una volta in un santuario sotto le stelle. Oltre un milione di giovani, provenienti da ogni continente, hanno ascoltato il nuovo Papa Leone XIV rispondere alle loro domande più vere: amicizia, scelte di vita, silenzio interiore. Non sermoni, ma dialogo. Non slogan, ma Vangelo. In un tempo confuso, il Papa ha indicato una sola via: “Resta con noi, Signore”. Una veglia che ha riacceso la speranza.
A venticinque anni dalla storica veglia del 2000, Tor Vergata si è riempita di nuovo di volti giovani, mani levate, lacrime, sorrisi. Questa volta però non per un Giubileo ordinario, ma per il Giubileo dei Giovani del 2025: una vigilia colma di domande vere, quelle che ogni generazione ha il diritto e il dovere di rivolgere alla Chiesa. A presiedere l’incontro, il nuovo Papa, Leone XIV, che ha raccolto con tono sobrio, deciso, tenero e profetico l’eredità del predecessore Francesco. Il risultato? Un momento di grazia ecclesiale che non è solo commemorazione, ma orientamento. Un faro.
L’amicizia, il cuore di ogni rinascita
A parlare per prima è Dulce María, giovane messicana: “Viviamo tra connessioni digitali e solitudini reali… dov’è la vera amicizia?” Le sue parole, così semplici, hanno fatto tremare il campo di Tor Vergata più di qualunque beat elettronico. Leone XIV non ha edulcorato la risposta: ha parlato di verità come legame, di algoritmi che ci plasmano e ci vendono come merce, di relazioni “in mille intermittenze”.
Poi, il colpo al cuore: sant’Agostino, cercatore inquieto, e Pier Giorgio Frassati, amico fedele. Entrambi trovano nella relazione con Cristo la sorgente dell’amore autentico. “Solo amicizie che riflettono la luce di Gesù sono vere”, ha detto il Papa. Un’amicizia, quella con Cristo, che cambia il mondo perché è radice di pace. In un’epoca di guerre e tribolazioni, l’amicizia è un atto politico, una scelta rivoluzionaria.
La libertà del sì
Poi è la volta di Gaia, italiana di 19 anni, con una domanda che brucia: “Come scegliere quando tutto intorno è instabile?”. E Leone XIV ha rovesciato la prospettiva: “Siamo stati scelti prima ancora di scegliere”. Ecco la grammatica della vocazione cristiana: il coraggio non nasce da uno sforzo individuale, ma da una memoria d’amore. Un amore che precede, sostiene, rilancia.
Con parole che hanno echeggiato le Giornate mondiali della gioventù, il Papa ha mostrato che la fede non è anestesia per la paura, ma ossigeno per il futuro. Ha parlato di Maria e Pascale, due ragazze morte venendo a Roma per il Giubileo. “Il futuro è fragile”, ha detto, “ma Dio è fedele”. Di fronte al mistero della morte, ha saputo mostrare un cristianesimo pasquale, non sentimentale, capace di indicare orizzonti senza cancellare il dolore.
Silenzio, bellezza, vocazione
Il terzo giovane, Will dagli Stati Uniti, ha chiesto del silenzio. Sì, il silenzio: ciò che più manca nella cultura del rumore, eppure ciò che più attira. Leone XIV ha risposto con l’interiorità dei grandi padri: “Il Signore è il nostro bene. Resta con noi”. Ha citato la Spes non confundit, la bolla giubilare di Papa Francesco, e sant’Agostino: “Ci hai fatti per Te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te”.
La sintesi è chiara: adorare, servire, riflettere, condividere, e in tutto questo riconoscere il volto di Cristo. Un programma vocazionale completo. Non una fuga dalla realtà, ma una sua trasfigurazione.
Il silenzio di una Chiesa in ascolto
È difficile oggi trovare spazi in cui la Chiesa si metta in silenzio davanti ai giovani. Troppo spesso li si catechizza senza ascoltarli, li si convoca senza ascoltarne i dolori. A Tor Vergata, invece, è accaduto l’opposto. Il Papa ha ascoltato, ha risposto con il Vangelo, con la vita dei santi, con il nome di Gesù. Senza slogan. Con un linguaggio universale: quello del bene.
In fondo, questa veglia ha mostrato che la vera pastorale giovanile non si fa per i giovani, ma con i giovani, dentro le loro domande. Il Papa non li ha infantilizzati, ma li ha presi sul serio. Come fece Gesù a Emmaus: camminando accanto, spiegando le Scritture, spezzando il pane.
E allora sì: “Resta con noi, Signore” non è solo il titolo di un evento, ma la preghiera che i giovani del mondo hanno inciso nel cuore. E la Chiesa ha il compito di non farla cadere nel vuoto.