Dal dolore corale per Papa Francesco all’entusiasmo per Papa Leone XIV: una fede che resiste alle statistiche. L’Italia, tra nostalgia del sacro e bisogno di senso, mostra che la secolarizzazione non è un destino, ma una narrazione da rivedere.
Hanno detto che non crediamo più, che le chiese sono vuote e i giovani disillusi. Eppure, milioni si sono riversati in piazza San Pietro per l’ultimo saluto a Papa Francesco, e ancora milioni hanno seguito con passione l’elezione di Leone XIV. Davvero la nostra è una società secolarizzata? O la religione sta semplicemente cambiando volto, linguaggio e luoghi, portando con sé nuovi segni del desiderio umano di appartenere, di sperare, di credere?
1. Un popolo in piazza, nonostante tutto
Il funerale di Papa Francesco, celebrato il 25 aprile 2025, ha mobilitato più di tre milioni di persone tra pellegrini, cittadini, capi di Stato e semplici curiosi. Le dirette televisive e digitali hanno registrato oltre 110 milioni di spettatori in tutto il mondo, di cui più di 8 milioni in Italia solo nelle prime 24 ore. Un dato sorprendente, se si pensa che da anni si parla di “fine del cattolicesimo popolare”. Ma allora chi sono tutte queste persone, e perché si radunano?
2. Non è solo abitudine: è bisogno
La sociologia classica parlava di religione come “fatto sociale totale” (Mauss), destinato però a dissolversi con il progresso. Ma oggi è più vero il contrario: in un mondo liquido e insicuro, la religione riemerge come bisogno identitario e relazionale. Secondo l’ultimo rapporto CENSIS (2024), oltre il 48% degli italiani continua a definirsi “credente” in senso tradizionale, ma è nei momenti di crisi collettiva che l’identità religiosa si rivela anche in chi non frequenta. È il bisogno di comunità, non l’obbligo, a riportare la gente in piazza.
3. La fede si trasforma, non sparisce
A essere in crisi, forse, non è la religione, ma alcune sue forme novecentesche. Il cattolicesimo “generalista” ha lasciato il posto a esperienze più intense, personali o identitarie: dal ritorno al rito antico fino al carismatico, dai cammini spirituali online alle comunità territoriali. L’ISTAT nel 2023 registrava che, pur diminuendo la frequenza settimanale alla Messa (28% tra gli over 65, 9% tra i 18-29enni), aumentano gli accessi digitali a contenuti religiosi, e si moltiplicano i gruppi di preghiera tra giovani.
4. Papa Leone XIV, il volto della speranza
L’elezione di Papa Leone XIV ha rivelato un altro fenomeno: la ricerca di autenticità. Robert Prevost è stato percepito come un uomo di vita vera, di fede vissuta tra la gente, anche grazie alla sua storia missionaria e familiare. In un mondo iperconnesso e diffidente verso le élite, il popolo cerca testimoni più che leader, padri più che manager. Il picco di ascolti durante la Messa d’inizio pontificato (oltre 9 milioni in Italia, secondo Auditel e Rai Vaticano) lo conferma.
5. Il ruolo dei media: nuovi pulpiti, nuovi riti
La religione non scompare, ma si sposta. Non è più solo in parrocchia, ma su Instagram, TikTok, YouTube, dove le omelie, i commenti al Vangelo e le preghiere digitali ottengono numeri a sei zeri. La sociologia dei media parla oggi di “trascendenza mediatizzata”: ciò che un tempo era patrimonio delle navate, oggi passa dai feed e dagli hashtag. La liturgia digitale non sostituisce l’altare, ma lo prepara, lo interpreta, lo accompagna.
6. Più che secolarizzazione: disintermediazione
A ben guardare, il processo dominante non è la secolarizzazione in senso stretto, ma la disintermediazione. Gli italiani non rifiutano la fede, ma vogliono viverla fuori dai modelli istituzionali imposti. Il dato più interessante? Secondo una ricerca dell’Università di Milano-Bicocca (2024), il 31% degli under 35 si dice “spirituale ma non religioso”, mentre il 22% dichiara di pregare regolarmente, pur non partecipando alla vita ecclesiale. È un’uscita non dalla fede, ma da certe forme storiche.
7. Il sacro resta, ma cambia volto
La morte di un Papa e la nascita di un altro hanno fatto da specchio a una società ancora percorsa dal desiderio di sacro, di senso, di destino condiviso. La religiosità non è finita, ma si è trasformata in una trama più complessa: meno istituzionale, più affettiva; meno obbligata, più cercata. Non viviamo la fine della religione, ma l’inizio di un’epoca post-secolare. E se la Chiesa saprà ascoltare questa fame di senso, anche ciò che sembrava secolarizzazione si rivelerà, forse, sete di Dio.
Alfonso Bruno
Riferimenti:
- Berger, P. L. e Luckmann T. Il brusio degli angeli. Il sacro nella società contemporanea, Bologna, Il Mulino, 1970.
- Garelli, F. (2020). Gente di poca fede. Il sentimento religioso nell’Italia incerta di Dio. Bologna: Il Mulino.
Mancini, S. (2023). La religione nel mondo post-secolare. Roma: Carocci. - Greeley A M., L’uomo non-secolare. La persistenza della religione, Queriniana, Brescia 1975
- Istat – Dati su religiosità e pratica religiosa in Italia:
https://www.istat.it/it/religione-e-pratica-religiosa