Un Paese cattolico in cerca di equilibrio
Alle elezioni politiche del 2025, il Portogallo ha confermato la svolta conservatrice, mentre il partito socialista incassa una storica sconfitta. Alla base del cambio di rotta, anche il malcontento di una parte significativa della popolazione di cultura cattolica di fronte a riforme eticamente controverse, come l’eutanasia.
Lisbona – Il Portogallo ha voltato pagina. Le urne hanno certificato la netta vittoria dell’Alleanza Democratica (AD), coalizione di centrodestra guidata da Luís Montenegro, e il tracollo della sinistra, in particolare del Partito Socialista che fino a pochi anni fa godeva della maggioranza assoluta. Ma a colpire, oltre alla portata politica dell’alternanza, è il significato profondo di questo cambiamento: un voto che sa di reazione, non solo economica, ma anche morale e culturale.
Negli ultimi anni, la sinistra ha promosso una serie di riforme di matrice libertaria, tra cui la legge che ha legalizzato l’eutanasia nel 2023, con un’approvazione che ha diviso il Paese. Per una nazione che si identifica ancora in larga parte con il cattolicesimo – non solo come fede personale ma come cultura radicata nella vita collettiva – la nuova normativa ha rappresentato un passaggio traumatico. Non è un caso che, nei mesi successivi all’approvazione della legge, siano aumentati i segnali di disaffezione verso il governo da parte delle realtà sociali più legate al mondo ecclesiale e familiare.
Il disagio di un popolo credente
La Chiesa portoghese, pur mantenendo un profilo dialogante, non ha mancato di esprimere preoccupazione. “Il nostro popolo non si riconosce in una società che sceglie la morte come risposta alla sofferenza”, aveva affermato il patriarca di Lisbona, cardinale Manuel Clemente. E nel momento in cui la legge è entrata in vigore, sono sorte molte iniziative civili per chiedere una sospensione o una revisione dei termini.
Ma il malessere, ben più profondo del solo dissenso ecclesiale, ha inciso anche sull’opinione pubblica laica. Le campagne d’informazione a favore della “morte assistita” non sono riuscite a scalfire quella cultura del prendersi cura che, in molte comunità portoghesi, è ancora legata all’assistenza familiare, alla solidarietà intergenerazionale, alla speranza anche nel dolore.
Il vuoto valoriale e l’ascesa della destra
Il progressismo radicale, anziché rafforzare il consenso della sinistra, ha finito per esacerbare le fratture tra élite e popolo. È in questo vuoto – non solo economico ma anche etico – che si è inserita la nuova destra. Il partito Chega, di ispirazione populista e nazionalista, ha saputo raccogliere il disagio di quanti si sono sentiti traditi da una politica percepita come distante, ideologica e incapace di rappresentare la cultura profonda del Paese.
Pur senza ottenere incarichi di governo, Chega si è affermato come seconda forza parlamentare, mentre l’AD ha vinto assumendo un profilo moderato e attento ai segnali della società civile. Montenegro ha evitato alleanze estreme, ma ha promesso di ascoltare quella parte di popolazione che si è sentita “esclusa” dalle recenti trasformazioni legislative.
Una lezione per l’Europa
Il caso portoghese ricorda quanto sia fragile l’equilibrio tra diritti individuali e coscienza collettiva. In nome di una modernizzazione rapida e spesso imposta, si sono ignorate le radici profonde di una società che continua a valorizzare la vita, la famiglia, la comunità.
Per la Chiesa e per tutte le realtà che si battono per una cultura dell’accoglienza e della speranza, la sfida resta quella di costruire ponti, offrendo proposte capaci di rispondere alla sofferenza umana senza negare la dignità della persona. In Portogallo, come altrove in Europa, è in gioco il futuro di un umanesimo solidale contro ogni deriva ideologica, da qualunque parte provenga.
Nota dell’autore:
In un’epoca di frammentazioni, l’esperienza del Portogallo richiama tutti – politici, credenti, cittadini – a riflettere su cosa significhi davvero costruire una società giusta, dove la legge non sia solo espressione della maggioranza parlamentare, ma anche della coscienza morale di un popolo.