Il presente saggio esamina il crescente dibattito sul suicidio assistito in Italia, con attenzione ai più recenti sviluppi normativi e giurisprudenziali. Oltre alla riflessione bioetica fondata sulla tradizione personalista cristiana, il contributo propone una lettura critica del romanzo e del film Io prima di te (Me Before You, 2016), ritenuto uno degli emblemi culturali della normalizzazione emotiva del suicidio assistito. L’opera viene qui interpretata come esempio paradigmatico di quella “falsa pietà” che abbandona sotto il velo dell’amore, e come punto di partenza per ripensare il valore della relazione, della vulnerabilità e dell’accompagnamento.
1. Introduzione: tra diritto e narrazione
L’attuale discussione italiana sul suicidio medicalmente assistito si muove su un crinale complesso, dove diritto, medicina e rappresentazioni culturali si intrecciano. Le sentenze della Corte costituzionale (in particolare la n. 242/2019) hanno aperto alla possibilità di non punire penalmente chi aiuta a morire, purché sussistano condizioni stringenti¹. Alcune Regioni (Toscana, Puglia) hanno tradotto questi criteri in leggi applicative, mentre il governo centrale ha annunciato un disegno di legge alternativo, orientato a rafforzare le cure palliative e a evitare derive eutanasiche².
Tuttavia, il vero terreno di scontro non è solo giuridico, ma culturale ed emotivo. Per questo, una riflessione bioetica non può prescindere dalle narrazioni che plasmano la coscienza collettiva. È in questo quadro che si inserisce l’analisi di Me Before You.
2. “Io prima di te”: la bellezza tragica della resa
Il romanzo Me Before You di Jojo Moyes (2012) e il film omonimo (2016, regia di Thea Sharrock) raccontano la storia di Will Traynor, giovane e brillante banchiere, rimasto tetraplegico in seguito a un incidente. Nonostante l’amore inaspettato e sincero della sua assistente Louisa Clark, Will decide di recarsi in una clinica svizzera per porre fine alla propria vita tramite suicidio assistito.
La narrazione è sapientemente costruita per generare empatia: Will è colto, ironico, bello; Louisa è genuina, affettuosa, determinata. Il pubblico è portato a sperare in un cambiamento, a credere che l’amore possa vincere. Ma la decisione di Will resta ferma: “Non posso vivere una vita che non è più mia. Anche se è con te”.
Questa frase – centrale nella logica narrativa – rivela tutta la problematica antropologica sottesa: la riduzione dell’identità personale alla funzionalità corporea e alla percezione di autonomia. Nonostante la relazione, Will sceglie la morte. La pellicola finisce con Louisa seduta in un bistrot parigino, con una lettera di addio che le dice di “vivere bene, solo per sé”.
3. Critica bioetica: quando la compassione si fa ideologia
Me Before You è un caso emblematico di quella che papa Francesco chiama “cultura dello scarto”³: chi non è più in grado di produrre, scegliere, muoversi, amare in modo convenzionalmente “forte”, è indotto a pensarsi come un peso. Il suicidio assistito diventa così una liberazione socialmente accettata, giustificata da un’estetica della sofferenza e da una pietà che, paradossalmente, non cura ma acconsente all’auto-esclusione⁴.
La pellicola non mostra mai disprezzo per la vita disabile, ma rende desiderabile la morte come espressione estrema di coerenza personale, e in questo sta il suo inganno. L’amore di Louisa, pur sincero, non basta. Perché? Perché Will è stato convinto che la vita, per essere “degna”, debba essere autonoma, potente, desiderabile agli occhi degli altri. Questa è la deriva più pericolosa: quando la libertà si misura in base al grado di controllo, e non alla qualità delle relazioni.
4. Il contesto italiano: tra leggi regionali e proposta nazionale
Nel febbraio 2025, il caso toscano del suicidio assistito di Daniele Pieroni, scrittore affetto da Parkinson, ha riaperto la questione italiana. Il governo ha subito impugnato la legge regionale, giudicandola incostituzionale, e ha annunciato un disegno di legge nazionale che prevede:
- Un rafforzamento delle cure palliative;
- Maggiori investimenti nella medicina del dolore;
- Il rispetto delle disposizioni anticipate di trattamento⁵.
Si tratta di una posizione che merita attenzione: pur non risolvendo la questione filosofica, mira a ricostruire un ecosistema della cura, per non lasciare che l’unica via percepita dal paziente sofferente sia la morte.
5. Il disegno di legge del governo Meloni: elementi di analisi
Il governo italiano ha annunciato l’intenzione di proporre una normativa organica che, pur senza affrontare direttamente il suicidio assistito, intende:
- Rafforzare le reti delle cure palliative;
- Promuovere il diritto a non soffrire tramite accesso alle terapie del dolore;
- Incentivare l’uso consapevole delle disposizioni anticipate di trattamento (DAT).
Tale approccio, seppure difensivo rispetto alla deriva eutanasica, risulta insufficiente se non integrato da una visione antropologica forte, capace di fondare la normativa non su un consenso procedurale, ma su una concezione ontologica della persona⁶.
6. Verso una bioetica della prossimità e della speranza
La vera alternativa non è normativa ma antropologica. Il personalismo cristiano propone un paradigma in cui la vulnerabilità è parte costitutiva dell’umano, non una condizione da superare. Laddove il romanzo afferma “Io prima di te”, il Vangelo rovescia la logica: “Tu prima di me”.
La Samaritanus bonus lo ricorda: “la risposta alla sofferenza non è l’interruzione della vita, ma la compagnia, la cura, la speranza”⁶. In quest’ottica, non si tratta di convincere il paziente a vivere contro la sua volontà, ma di aiutarlo a riscoprire motivi per farlo. La differenza è sostanziale.
7. Conclusione: non abbandonare mai
Nel romanzo e nel film, Will muore con il consenso della donna che lo ama. Nella vita vera, le persone muoiono – o vivono – anche in base al grado di presenza e di fiducia che ricevono. La sfida culturale è tutta qui: creare una società che dica “resto con te” invece di “decidi tu”.
Un legislatore serio dovrebbe legiferare per questo: perché nessuno si senta obbligato a morire per non disturbare.
Note
- Corte Costituzionale, Sentenza n. 242/2019, in G.U. n. 45 del 20 novembre 2019.
- Agenzia ANSA, “Meloni: pronto ddl sul fine vita entro l’estate”, 15 febbraio 2025.
- Francesco, Fratelli Tutti, n. 18.
- Sgreccia E., Manuale di Bioetica, Vita e Pensiero, 2011, pp. 505-510.
- Comunicato della Presidenza del Consiglio dei Ministri, 14 marzo 2025.
- Congregazione per la Dottrina della Fede, Samaritanus bonus, 2020, n. 3.
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