C’è un momento, nell’intervista di Pulp Podcast a Giuliano Di Bernardo, ex Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, in cui l’aria si fa improvvisamente densa: i conduttori ascoltano, il pubblico resta sospeso, e d’un tratto ecco emergere parole che sembrano uscite da un romanzo di Eco, non da un microfono pop.

Nell’ecosistema della comunicazione digitale, dove podcast e piattaforme pop hanno sostituito i salotti intellettuali, può capitare che un ex Gran Maestro della massoneria italiana si sieda davanti ai microfoni di un podcast di intrattenimento e, con voce calma e sguardo lucido, racconti una storia che assomiglia alla contro‐storia d’Italia.

È quanto accaduto nell’intervista del 28 ottobre 2025 a Giuliano Di Bernardo, già guida del Grande Oriente d’Italia.

Non c’è tono scandalistico, né volontà di sedurre il pubblico con misteri di superficie: Di Bernardo parla come se stesse consegnando appunti per i manuali di storia del futuro. E la sua narrazione — se presa per buona — impone domande, domande culturali e civili prima ancora che politiche.

Una genealogia del potere nell’ombra

Di Bernardo ribalta la narrazione consolidata sulla loggia P2:

non deviazione, ma strumento consapevole, creato per volontà americana, con l’obiettivo di arginare l’avanzata comunista nell’Italia strategica della Guerra Fredda.

Un asse insolito — e logicamente gelido — avrebbe legato:

  • servizi USA (da OSS a CIA),
  • massoneria angloamericana,
  • vertici del Grande Oriente d’Italia,
  • e, sul terreno, mafia e ‘ndrangheta, trasformate in bracci operativi “internazionalizzati”.

Una “triangolazione storica” che, nella narrazione dell’ex Gran Maestro, non è teoria ma architettura:

NATO per il piano militare, Gladio per quello difensivo, P2 per quello interno e paralello.

Non un’Italia “ospite del mondo libero”, ma una Italia‐avamposto, colonia geopolitica, teatro operativo.

La caduta del velo e il dopo: un paese orfano

Se la cornice è vera, il vero collasso non è quello della P2, ma la fine del suo mandato storico: caduta del Muro, mutata equazione planetaria, Italia uscita dal centro del gioco.

E allora la massoneria — e con essa gli apparati paralleli — non servono più.

Il potere, semplicemente, trasloca altrove.

Un cumulo di macerie”, dice Di Bernardo, descrivendo il dopoguerra fredda della massoneria italiana.

Il ritorno del rito: una vocazione iniziatica per l’era senza senso

Ma il punto più sorprendente non è il passato: è il futuro che Di Bernardo intravede.

Il suo progetto dichiarato è un nuovo Ordine: Illuminati, sì, ma per l’epoca post‐storica, con scuola iniziatica internazionale, probabilmente in un castello trentino.

Una chiamata a “coloro che hanno luce dentro”, senza distinzioni di sesso, etnia o religione.

Non un club di potere, ma — nella definizione del suo ideatore — una aristocrazia spirituale meritocratica.

Sul fondo, un’idea antichissima: quando la democrazia si svuota, il rito ritorna.

Quando la ragione non basta, torna la promessa del segreto.

Quando la politica non educa più, il simbolo torna ad avere forza.

E qui l’intervista tocca la cultura civile: se un giovane oggi sente più fascino per l’iniziazione che per l’istituzione, la domanda non è sul giovane — ma sulla società che gli abbiamo consegnato.

La crisi della trasparenza e la fame di mistero

In un mondo che ha fatto della trasparenza un dogma, il mistero non scompare: si sposta nell’immaginario.

Il racconto di Di Bernardo, con la sua trama di logge, CIA, mafia ed élite, parla a una generazione orfana di grandi narrazioni e malata di iper‐razionalismo digitale.

È forse per questo che l’ultima parte dell’intervista — quella in cui emergono riferimenti a “orgia sacra” e ritualità erotica iniziatica — passa quasi inosservata.

In una società dove tutto è pornografico e nulla è sacro, anche lo scandalo è anestetizzato.

Ma resta un monito: quando il sacro non trova canali nobili, si degrada a simbolo disturbato.

Contro l’ingenuità democratica

Prendere per vero questo racconto significa guardarsi allo specchio come Paese.

Significa chiedersi se la democrazia italiana — fragile, teatrale, frammentata — non abbia bisogno di ritrovare adultità, educazione, profondità, per non lasciare il desiderio di senso in mano a sistemi paralleli.

La lezione, allora, non riguarda la massoneria.

Riguarda noi.

Se un ex Gran Maestro sente il bisogno di parlare ai giovani, non è per nostalgia di potere.

È perché sentiamo tutti che manca una trasmissione di senso.

E il vuoto — lo dice la storia, lo dice la filosofia, lo dice la fede — non rimane mai vuoto.

O lo riempiamo con educazione, coscienza, cultura, spiritualità matura, oppure lo riempirà qualcun altro. Magari in un podcast inneggiante proposte incompatibili con il cristianesimo.

Chi accompagnerà i giovani nella notte del senso?

Una generazione intera cresce senza maestri riconosciuti e senza riti che uniscano — solo ritualità dispersive, algoritmiche, narcisiste.

Di Bernardo propone un ordine iniziatico. Alcune frange di Chiesa propongono il rito tridentino. La società civile che cosa offre? La vera domanda non è se esista un nuovo Ordine.

Ma chi sta formando le coscienze.

Perché la libertà non cresce nel segreto — cresce nella luce.

E oggi di luce, per chi cerca, ce n’è urgente bisogno.