Dal 3 al 6 settembre l’Auditorium Antonianum ospita oltre 600 mariologi da quattro continenti per il XXVI Congresso Mariologico Mariano Internazionale promosso dalla PAMI. Tema: Giubileo e Sinodalità: una Chiesa dal volto e dalla prassi mariana. Attesi il cardinale Makrickas, il cardinale Grech, numerosi teologi e religiose. Conclusione con Papa Leone XIV e il Festival Mariano delle Culture.

Roma si prepara ad accogliere, dal 3 al 6 settembre 2025, presso l’Auditorium Antonianum, il XXVI Congresso Mariologico Mariano Internazionale, promosso dalla Pontificia Academia Mariana Internationalis (PAMI). Un appuntamento che cade in un tempo cruciale: il Giubileo del 2025 e il cammino della Chiesa sinodale, due dimensioni che trovano nella figura di Maria non solo un riferimento devozionale, ma una vera chiave ermeneutica per comprendere il futuro della comunità ecclesiale.

Una Chiesa con il volto di Maria

Il tema scelto – “Giubileo e Sinodalità: una Chiesa dal volto e dalla prassi mariana” – non è un titolo di circostanza. È piuttosto la sintesi di un’intuizione teologica: la Chiesa non può vivere la grazia giubilare, né percorrere il cammino della sinodalità, senza attingere al volto e allo stile di Maria. Lei, che è stata pellegrina nella fede, donna di ascolto, Madre accogliente sotto la Croce, continua a essere icona di una Chiesa che sa camminare insieme e che si lascia rigenerare dall’evento pasquale.

Come ha scritto Papa Francesco nella Evangelii Gaudium, Maria è “madre dell’evangelizzazione”. Papa Leone XIV, che accoglierà i congressisti nell’udienza conclusiva del 6 settembre, ha già più volte ricordato che la sinodalità non è un metodo organizzativo, ma uno stile di comunione: in questo senso Maria ne è il paradigma più luminoso.

Relatori e prospettive globali

Il Congresso, presieduto dal cardinale Rolandas Makrickas, Arciprete di Santa Maria Maggiore e inviato del Papa, sarà inaugurato da Fr. Stefano Cecchin, OFM, presidente della PAMI, e da don Antonio Escudero, SDB, presidente dell’Associazione Mariologica Interdisciplinare Italiana.

Spicca la varietà degli interventi: dal cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, a Suor Valerija Nedjeljka Kovač, teologa croata; da Gloria Falcão Dodd della Mariological Society of America a Yesu Karunanidhi, biblista indiano; da Mons. Antonio Staglianò, presidente della Pontificia Accademia di Teologia, a Lúcia Pedrosa de Pádua, presidente della Mariologia brasiliana. La conclusione vedrà le voci di Sr. Maria Micaela Monetti (USMI) e Sr. Daniela del Gaudio (PAMI), a conferma di un Congresso che intende dare spazio anche al genio femminile nella teologia.

Un aspetto decisivo sarà il dialogo ecumenico e interreligioso: mariologi cattolici, ortodossi e protestanti, insieme a una delegazione musulmana, offriranno un confronto che rende Maria davvero “via di pace tra le culture”.

Maria, anima del Giubileo

Il pellegrinaggio del 3 settembre alla Basilica di Santa Maria Maggiore, con il Rosario e il passaggio della Porta Santa, non è solo cornice spirituale. È segno concreto che il Congresso non vuole rimanere chiuso in un’aula, ma radicarsi nel popolo di Dio. In Maria, ogni pellegrino del Giubileo trova la madre che accompagna, consola, guida.

Se il Giubileo è esperienza di misericordia e riconciliazione, Maria diventa icona della Chiesa che si fa grembo di perdono, luogo di accoglienza, scuola di speranza. In un tempo lacerato da guerre e divisioni, il richiamo a Maria come Regina della Pace non è retorico: è un’urgenza ecclesiale e geopolitica.

Una mariologia che non resta in biblioteca

Questo Congresso mostra come la mariologia non sia una disciplina marginale, confinata a eruditi e specialisti, ma una teologia viva che incide sulla pastorale e sulla vita concreta. Parlare di sinodalità con Maria significa assumere il suo stile di ascolto e di custodia reciproca; parlare di Giubileo con Maria significa riconoscere che solo passando per il cuore della Madre si apre la porta della misericordia del Figlio.

Maria, via di pace

Il Congresso si chiuderà con la Santa Messa a San Stefano degli Abissini e l’udienza con Papa Leone XIV, ma anche con un segno culturale: il Festival Mariano Internazionale “Maria cantata dalle Culture”, occasione per premiare esperienze e testimonianze che vedono nella Madre del Signore un ponte tra popoli.

Il messaggio che da Roma partirà verso i quattro continenti è chiaro: una Chiesa che si fa mariana è una Chiesa che sa camminare insieme, accogliere tutti e aprire strade di pace. Maria non è il passato della Chiesa, è il suo futuro.