Bagno di folla all’udienza generale del mercoledì
“In questi giorni chiedo insieme a voi l’intercessione di san Giovanni Paolo II, testimone di speranza e guida dei giovani”. Lo ha detto Papa Leone XIV ai fedeli polacchi, al termine dell’udienza di oggi alla quale hanno partecipato oltre 60 mila fedeli. “Possa egli ispirare insegnanti, catechisti ed educatori a collaborare con i genitori nella formazione delle coscienze delle nuove generazioni”, è stato l’auspicio del Pontefice ispano-americano che, dopo l’ingresso della jeep bianca scoperta in piazza e il giro tra i vari settori delimitati dal colonnato del Bernini, ha prolungato a sorpresa il giro percorrendo sulla jeep scoperta tutta via della Conciliazione, gremita di fedeli: quelli che non sono riusciti ad accedere a piazza San Pietro, già piena un’ora prima dell’inizio previsto dell’appuntamento del mercoledì, con i varchi di accesso congestionati.
Bagno di folla, dunque, per Leone XIV, che anche su via della Conciliazione ha dato la priorità ai bambini, che i solerti uomini della Gendarmeria vaticana gli hanno porto dalle transenne. A fare da colonna sonora al giro supplementare, una vivace musica latinoamericana, in perfetta linea con il clima festoso del bagno di folla odierno, corredato dagli applausi e dalle ripetute acclamazioni di “W il Papa” da parte delle migliaia i fedeli.
Erano presenti all’incontro alcune delegazioni di ordini professionali, come quelli dei geometri e dei commercialisti. E il Papa ha ricordato loro il dovere di “esercitare la propria professione con integrità, responsabilità ed etica, contribuendo all’autentico benessere della società”. “Volgere lo sguardo a santa Teresa d’Avila, di cui oggi celebriamo la memoria liturgica”, è stato l’altro invito di Leone. “L’esempio di questa grande contemplativa costituisca per tutti voi un invito a rinvigorire ogni giorno il vostro spirito nella preghiera, fissando lo sguardo su Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo”, ha suggerito il Papa ai fedeli.
“Vorremmo essere felici, eppure è molto difficile riuscire a esserlo in modo continuativo e senza ombre. Facciamo i conti con il nostro limite e, allo stesso tempo, con l’insopprimibile spinta a tentare di superarlo. Sentiamo nel profondo che ci manca sempre qualcosa”, ha osservato nella catechesi di oggi descrivendo la “situazione paradossale” che sperimentiamo nella nostra esistenza. “La nostra vita è scandita da innumerevoli accadimenti, colmi di sfumature e di vissuti differenti”.
In un recente intervento, Papa Leone XIV ha riflettuto sul significato della Risurrezione di Cristo e sul suo legame profondo con la vita quotidiana dell’uomo contemporaneo, segnata da contraddizioni, fatiche e desideri irrealizzati. Il Pontefice ha riconosciuto che “a volte ci sentiamo gioiosi, altre volte tristi, altre ancora appagati oppure stressati, gratificati, demotivati”, immersi in una realtà che alterna successi e fallimenti, entusiasmi e delusioni. “Vorremmo essere felici – ha osservato – eppure è molto difficile riuscire a esserlo in modo continuativo e senza ombre. Sentiamo nel profondo che ci manca sempre qualcosa”.
Proprio da questa mancanza, Leone XIV ha fatto scaturire una riflessione teologica e umana di grande intensità: “Non siamo stati creati per la mancanza, ma per la pienezza, per gioire della vita e della vita in abbondanza”. La Risurrezione di Gesù, ha spiegato, risponde a questa sete di senso che abita ogni cuore umano, indicando che la realizzazione ultima non si trova “nei ruoli, nel potere o nell’avere”, ma “nella certezza che c’è qualcuno che si fa garante del nostro slancio costitutivo verso la vita piena”.
“Tale certezza coincide con la speranza”, ha sottolineato il Papa, distinguendola nettamente dall’ottimismo: “L’ottimismo spesso delude, perché vede implodere le nostre attese; la speranza invece promette e mantiene”. In questo senso, ha proseguito, “Gesù Risorto è la garanzia di questo approdo! È lui la fonte che soddisfa la nostra arsura, l’infinita sete di pienezza che lo Spirito Santo infonde nel nostro cuore”.
La Risurrezione, ha chiarito Leone XIV, “non è un semplice accadimento della storia umana, ma l’evento che l’ha trasformata dall’interno”. Cristo è “la fonte viva che non inaridisce e non subisce alterazioni: resta sempre pura e pronta per chiunque abbia sete”. Citando l’“Inno alla bellezza” di Sant’Agostino, contenuto nelle *Confessioni*, il Papa ha ricordato che “quanto più gustiamo il mistero di Dio, tanto più ne siamo attratti, senza mai restare completamente saziati”.
Nel cuore del suo messaggio, Leone XIV ha posto le domande che da sempre abitano l’animo umano: “C’è davvero un punto di arrivo per noi? Ha senso la nostra esistenza? E la sofferenza di tanti innocenti, come potrà essere riscattata?”. A questi interrogativi, ha risposto con la forza della fede: “Solo Gesù morto e risorto risponde alle domande più profonde del nostro cuore. Egli è il Vivente, l’amante della vita, il vittorioso su ogni morte”.
Cristo, ha continuato, “non fa calare una risposta dall’alto, ma si fa nostro compagno di viaggio, quando la sete si fa insopportabile. Solo lui può riempire la nostra borraccia vuota e condurci alla meta”. Senza il suo amore, ha avvertito il Papa, “la vita diventerebbe un errare senza meta, un tragico errore con una destinazione mancata”.
Leone XIV ha ricordato che “siamo creature fragili: l’errore fa parte della nostra umanità, è la ferita del peccato che ci fa cadere, rinunciare, disperare. Ma risorgere significa rialzarsi e mettersi in piedi”. Il Risorto, ha detto, “garantisce l’approdo, ci conduce a casa, dove siamo attesi, amati, salvati”.
“Fare il viaggio con lui accanto – ha concluso il Pontefice – significa sperimentare di essere sorretti nonostante tutto, dissetati e rinfrancati nelle prove che, come pietre pesanti, minacciano di bloccare o deviare la nostra storia. Dalla Risurrezione di Cristo sgorga la speranza che ci fa pregustare, nonostante la fatica del vivere, una quiete profonda e gioiosa: quella pace che lui solo ci potrà donare alla fine, senza fine.”