Il Papa che viene dal cuore dell’America Latina e ha conosciuto l’orizzonte delle Ande, ma anche la tenerezza delle periferie, ci offre una nuova grammatica spirituale: fatta di silenzio, relazioni e concretezza. Nell’omelia e nell’Angelus del 20 luglio 2025, a Castel Gandolfo e ad Albano, Leone XIV mostra la sua pastorale di prossimità, che non è un ritorno al “fare” ma un invito a riscoprire il ritmo interiore dell’ascolto e dell’ospitalità.

Dio visita Abramo nel caldo del giorno, come tre viandanti sconosciuti: è lì che si consuma l’ospitalità radicale, che genera benedizione. Dio è l’ospite che chiede riparo, ma anche il Signore che porta promessa. Leone XIV lo sottolinea con forza: la fede nasce sempre dentro un incontro.

Nel Vangelo, Marta e Maria non sono rivali spirituali. Non si tratta di scegliere tra azione e contemplazione, ma di integrare. L’ascolto precede il servizio: è l’unico modo per non perdere il senso.

Nella società del rumore e delle prestazioni, il Papa richiama alla bellezza del silenzio, del tempo gratuito, della disponibilità all’altro. Mentre il mondo corre, la Chiesa è chiamata a fermarsi ai piedi del Signore e a far posto a chi ha bisogno. È un invito anche per le parrocchie d’estate: non riempite le agende, riempite i cuori.

Il Papa, con una sensibilità pastorale che ha molto della spiritualità latinoamericana e mariana, recupera l’arte del rallentare, del riconoscere la visita di Dio nei passaggi semplici dell’esistenza. E non ha paura di dire che serve fatica, come in famiglia, come nella cura dei malati, come nella capacità di perdonarsi. Ma è solo così che “si costruisce qualcosa di buono”.

Commuove, infine, il riferimento all’attacco alla parrocchia cattolica di Gaza. Non è un inciso, ma un grido. Il Papa non usa perifrasi: parla di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza. Con linguaggio evangelico e diritto internazionale insieme, chiede pace e umanità. Leone XIV non fugge il dolore: lo assume e lo trasforma in preghiera, in vicinanza, in profezia.

Tra Marta e Maria, tra Albano e Gaza, questo Papa continua a indicarci una via che unisce contemplazione e coraggio, dolcezza e giustizia. La “parte migliore”, oggi, è scegliere di non restare spettatori.