La notizia di nuove ricerche a Durupınar, alle pendici del monte Ararat, ha riacceso l’interesse intorno all’Arca di Noè. Il team americano “Noah’s Ark Scan” sostiene di aver rilevato, grazie al georadar, strutture sotterranee che ricorderebbero lo scafo di una nave: corridoi, livelli sovrapposti, persino un tunnel centrale. Suggestioni che richiamano immediatamente il racconto della Genesi: «Nel settimo mese, il diciassettesimo giorno, l’arca si posò sui monti dell’Ararat» (Gen 8,4).
È bene però distinguere. Dal punto di vista scientifico, ciò che si indaga a Durupınar è una formazione geologica dalla forma peculiare, nota sin dagli anni Cinquanta. Alcuni la considerano una semplice anomalia naturale, altri ipotizzano che vi si possano nascondere resti antropici. Le analisi hanno mostrato un’alta concentrazione di materiale organico e una diversa vegetazione rispetto all’area circostante. Indizi interessanti, certo, ma non ancora prove.
Che cos’è allora, veramente, l’Arca di Noè? La Bibbia non ci consegna tanto un reperto da museo, quanto un segno teologico. L’Arca è il simbolo della salvezza che Dio offre all’umanità e al creato: un rifugio nel caos delle acque, immagine della Chiesa che custodisce la vita in mezzo alle tempeste della storia. Le sue misure, descritte in Genesi 6, sono un linguaggio simbolico: grandezza, solidità, capacità di accogliere ogni essere vivente. Non è il manuale di un cantiere navale, ma la proclamazione di una promessa.
Questo non significa disinteresse verso l’archeologia. Al contrario, la ricerca di siti come Durupınar stimola il dialogo tra fede e scienza. Anche se non si trovasse mai un “pezzo di legno dell’Arca”, resta la domanda che muove queste esplorazioni: l’uomo, di fronte alla fragilità del mondo, cerca da sempre una salvezza più grande di lui.
Per il credente, il senso dell’Arca non si gioca sotto le rocce dell’Anatolia, ma nella certezza che Dio non abbandona la sua creazione. Ogni volta che una comunità accoglie i più deboli, ogni volta che si difende la vita minacciata, ogni volta che la fede apre un futuro di speranza, l’Arca di Noè riemerge dalle acque del tempo.