Un’attenzione ossessiva sui dettagli, una fuga apparentemente perfetta, e ora la svolta: è stato arrestato a Skiathos, in Grecia, il presunto autore del duplice omicidio avvenuto a Villa Pamphilj, a Roma, dove una madre e la sua bambina di pochi mesi sono state trovate morte. È la fine di un incubo durato una settimana, tra arrivi a vuoto in ospedale, immagini sfocate e migliaia di interrogativi sospesi.
Il fermato è un cittadino statunitense, 46 anni, su cui pendevano “robusti indizi di colpevolezza” secondo la Procura di Roma. Il suo nome, Rexal Ford, emerge da una serie di tracce incrociate: una telefonata anonima a “Chi l’ha visto?”, immagini di sorveglianza, testimonianze utili e soprattutto la geolocalizzazione del suo cellulare, ancora attivo mentre l’uomo si rifugiava sull’isola greca. Nessuna resistenza al momento dell’arresto: lo hanno trovato in un bar, quasi sorpreso di non riuscire a sparire del tutto .
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, madre e figlia – entrambe cittadine americane – vivevano da mesi nei pressi del parco, probabilmente in condizioni di marginalità. Gli investigatori hanno analizzato registrazioni video che li immortalano in luoghi come le mense di Caritas e Sant’Egidio, con lei in braccio alla piccina vestita di rosa, ritratta appena il giorno prima dell’omicidio . Una testimone di “Chi l’ha visto?” ha raccontato di averli visti litigare nei pressi di Campo de’ Fiori, con urla e strattoni. Lei teneva la bimba quel giorno: come emerso dalle prime indagini, la lite si concluse con lei in lacrime, lui con atteggiamento minaccioso .
Durante la conferenza stampa, il procuratore Francesco Lo Voi ha chiarito che la bambina è probabilmente stata soffocata, mentre sulla madre restano da chiarire le cause del decesso. In giacenza, intanto, un mandato di arresto europeo disposto dal gip: Ford sarà estradato in Italia entro 20‑25 giorni .
Il significato di questa cattura è netto: arrivati al nome e al volto dell’uomo che da giorni il parco attendeva come un fantasma, gli investigatori hanno ora una direzione precisa su come e perché il dramma si è consumato. I legami affettivi fra i tre, la dinamica dei fatti, la sequenza temporale dei decessi dovranno essere confermati in aula.
Il finale, però, è ancora lontano. Occorrerà capire se il movente era un omicidio familiare finito in tragedia, oppure qualcosa di più oscuro, legato allo stato mentale della donna o a un percorso di degrado condiviso. Nessuna sentenza però potrà restituire madre e figlia alla vita. La giustizia, ora, deve farsi verità scrupolosa: e far luce su un dramma consumato in pieno giorno, tra la natura calma di Villa Pamphilj e il silenzio assordante della morte.