José Martí e il valore educativo secondo la Dottrina Sociale della Chiesa
«La cultura ci fa liberi»: questa verità, che José Martí formulò nel motto diventato identità di un popolo — “ser cultos es el único modo de ser libres” — non è soltanto una massima patriottica. È una visione dell’uomo che trova pieno riscontro nella Dottrina Sociale della Chiesa, la quale da sempre unisce la libertà alla verità e alla formazione della coscienza.
Per Martí, la libertà non nasce dall’economia né dal potere politico, ma dall’educazione che apre l’uomo alla conoscenza e al senso morale. Nel suo pensiero, educare significa liberare: insegnare a pensare, discernere, scegliere il bene. È un’idea profondamente evangelica, anche se espressa in linguaggio laico. Lo stesso Gesù afferma: «Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi» (Gv 8, 32).
Educazione e sviluppo integrale dell’uomo
Il Magistero della Chiesa riconosce nell’educazione il primo nome dello sviluppo. Paolo VI, nella Populorum progressio, ricorda che «lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico, deve essere integrale, volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo» (n. 14).
L’educazione, quindi, non può essere ridotta a un addestramento tecnico o ideologico: è una vocazione alla pienezza umana.
In questo senso, l’intuizione di Martí anticipa la prospettiva cristiana. Egli vide nella cultura la via per una liberazione non solo politica ma interiore, dove il sapere è strumento di fraternità e dignità.
La Chiesa, da parte sua, considera l’educazione un diritto universale, fondato sulla dignità trascendente della persona creata a immagine di Dio (Gravissimum educationis, 1).
Il metodo cubano: educare come servizio sociale
Ser cultos es el único modo de ser libres
José Martí
Nel saggio Ser cultos para ser libres dell’intellettuale cubana Guadalupe Pérez Bravo, emerge come l’esperienza educativa di Cuba — pur nata in un contesto politico diverso — incarni l’idea di una scuola come “casa comune”, accessibile a tutti e aperta all’intera vita sociale.
L’alfabetizzazione universale del 1961, che rese Cuba “territorio libero dall’analfabetismo”, fu un atto di giustizia sociale prima ancora che di ideologia.
Da allora, l’isola ha costruito un sistema scolastico gratuito, inclusivo e capace di raggiungere anche i più poveri. È un segno di quella solidarietà concreta che Benedetto XVI nella Caritas in veritate indica come “la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera” (Introduzione).
Naturalmente, il modello cubano resta segnato da limiti e condizionamenti: l’educazione, quando si piega al potere, smette di essere liberante. Tuttavia, la tensione ideale resta valida: un popolo che investe sulla cultura crede ancora nell’uomo.
E questa convinzione, pur in contesto laico, tocca il cuore del Vangelo.
Educare è un atto di amore sociale
Papa Francesco, rilanciando il Patto Educativo Globale, afferma:
«Educare è sempre un atto di speranza che invita alla corresponsabilità e alla trasformazione delle logiche individualistiche e conflittuali» (Messaggio per il Patto Educativo Globale, 12 settembre 2019).
In questo senso, educare è una forma di carità sociale. È ciò che Benedetto XVI chiamava “carità nella verità”: una forza che spinge a impegnarsi nel campo della giustizia e della pace (Caritas in veritate, 1).
Martí avrebbe detto che “insegnare è seminare libertà”: lo stesso principio che guida la pedagogia cristiana, dove il maestro è colui che serve e si fa dono.
La cultura come bene comune
Il lavoro educativo non è un privilegio, ma un bene comune.
Giovanni Paolo II, nella Laborem exercens, ricorda che «il lavoro è per l’uomo e non l’uomo per il lavoro» (n. 6): un principio che vale anche per l’educazione.
Un sapere che non serve l’uomo, ma lo strumentalizza, diventa potere; una cultura che si fa servizio, invece, genera comunità e pace.
Cuba, con il suo tentativo di unire il lavoro manuale e quello intellettuale, ha cercato di formare cittadini e non solo tecnici. È un’intuizione che dialoga con la Fratelli tutti, dove Papa Francesco invita a “costruire insieme il bene comune” (n. 115) e a “promuovere una cultura dell’incontro capace di superare le divisioni” (n. 215).
Libertà e verità si educano
La cultura ci fa liberi quando nasce dal desiderio di verità e di comunione.
José Martí, pur da laico, comprese che la libertà senza cultura diventa caos, e la cultura senza libertà diventa dominio.
La Chiesa aggiunge che solo la verità, accolta nel cuore, rende la libertà feconda.
In tempi in cui l’educazione è spesso ridotta a merce o strumento di consenso, il sogno di Martí e il Magistero sociale della Chiesa convergono in un messaggio profetico:
Educare non è possedere, ma servire; non è conformare, ma liberare; non è addestrare, ma generare alla verità e alla speranza.