La prima nave da crociera al mondo alimentata a idrogeno si chiamerà Libra, sarà pronta nel 2026 e parlerà italiano: la sta costruendo Fincantieri ad Ancona per conto dell’armatore norvegese Viking Cruises, destinata a solcare i fiordi scandinavi con un profilo decisamente diverso da quello delle “città galleggianti” del turismo di massa. È una notizia che segna un punto importante nella transizione ecologica della navigazione civile, in risposta alle crescenti accuse di inquinamento atmosferico mosse contro il comparto crocieristico. Ma non basta a rispondere a un’altra questione ormai ineludibile: l’impatto sociale e urbano di migliaia di turisti sbarcati quotidianamente nei porti storici del Mediterraneo e del Nord Europa.
Un progetto pionieristico, tra ingegno e sostenibilità
Libra è una piccola rivoluzione tecnologica: 239 metri di lunghezza, 54.300 tonnellate di stazza, 998 passeggeri distribuiti in 499 cabine. Non una mega-nave, ma un prototipo di crociere sostenibili e di qualità, come le definisce l’azienda. L’alimentazione a idrogeno sarà garantita da celle a combustibile PEM (a membrana elettrolitica polimerica)sviluppate dal gruppo Isotta Fraschini, capaci di generare energia elettrica e vapore acqueo senza emissioni dirette. L’autonomia a emissioni zero sarà garantita per circa dieci ore, utilizzata nei tratti sensibili dei fiordi e nei porti. Per il resto del viaggio — ad esempio tra Rotterdam e Stavanger — saranno ancora impiegati motori convenzionali.
Non è ancora una nave “a emissioni zero” nel senso stretto, ma rappresenta una riduzione fino al 65% delle emissioni globali, un traguardo importante nella roadmap Net Zero fissata da Fincantieri per il 2035. Le sfide affrontate dal team tecnico non sono state poche: stoccaggio dell’idrogeno ad alta pressione e basse temperature, spazio sacrificato per i serbatoi, sicurezza impiantistica e costi. Ma la nave sarà operativa, e soprattutto dimostrativa, nel vero senso del termine.
Non è un caso, d’altronde, che questa tecnologia arrivi dal mondo militare. L’impiego dell’idrogeno e delle celle a combustibile è stato perfezionato nei sottomarini, dove la necessità di silenziosità e autonomia ha reso questi sistemi preziosi per la propulsione e l’alimentazione elettrica. Fincantieri ha maturato esperienza proprio nei battelli subacquei destinati alla Marina Militare e ad altri clienti internazionali, sviluppando competenze ora trasferite in ambito civile. Libra è quindi anche il frutto di una trasferibilità tecnologica virtuosa, dal comparto della difesa a quello del turismo sostenibile.
Emissioni, ma non solo: la questione del turismo portuale
L’industria crocieristica è oggi nel mirino di molte città costiere: non solo per le emissioni, che restano comunque altissime (soprattutto di ossidi di zolfo e azoto), ma per il suo ruolo centrale nell’over-tourism. Le grandi navi non inquinano solo l’aria, ma anche l’equilibrio sociale e commerciale dei centri storici, riducendo le città a sfondi decorativi per brevi soste, con impatti su affitti, commercio, vivibilità. Venezia ha imposto limitazioni all’accesso in laguna. Amsterdam ha vietato la pubblicità ai viaggi in crociera. Anche Barcellona valuta una stretta.
La questione non è solo ambientale, ma culturale e urbana. Le navi, anche quando attraccano in porto, mantengono i motori accesi per alimentare gli impianti elettrici a bordo: piscine, cucine, climatizzazione, ascensori, negozi. Una piccola città che continua a funzionare anche senza muoversi, scaricando nel frattempo CO₂ e altri inquinanti sulle città ospitanti. L’idrogeno, in questo senso, può essere una risposta solo parziale se non è accompagnato da un ripensamento complessivo del modello turistico.
Il futuro è una pluralità di soluzioni
Lo sa bene Claudio Cisilino, vicepresidente di Fincantieri, che ha illustrato il progetto sottolineando che non esiste una sola tecnologia capace di risolvere il problema. Il futuro, dice, è fatto di combinazioni: idrogeno, GNL, carburanti sintetici, biometano, forse anche mini-reattori nucleari. Libra è un primo passo, necessario ma non sufficiente.
La sfida ora è duplice: tecnica, per abbattere le emissioni, e politica, per ridurre l’impronta del turismo di massa nei porti e nelle città. È auspicabile che il passo avanti tecnologico non serva a giustificare un ritorno al passato, ma a fondare un nuovo equilibrio tra mobilità, ospitalità e tutela dei territori.
Libra navigherà nei mari del Nord, ma l’interrogativo che pone arriva dritto anche a Napoli, Genova, Palermo, La Valletta: possiamo permetterci crociere più “verdi” che però continuano a sommergere i centri storici come tsunami di passeggeri?
La sfida vera è questa: non solo cambiare carburante, ma ripensare la rotta.