Cade un altro baluardo di civiltà nella guerra in Ucraina: il presidente Volodymyr Zelensky ha firmato il decreto che rende effettiva la decisione del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale sul ritiro di Kiev dalla Convenzione di Ottawa, il trattato internazionale che proibisce l’uso, lo stoccaggio e la produzione di mine anti-uomo. Via libera, dunque, a sotterrare mine per decimare i nemici di oggi, e i civili di domani.
La notizia è stata diffusa dal deputato Roman Kostenko. La Convenzione è stata adottata il 18 settembre 1997, e l’Ucraina ne è diventata membro nel 1999, con successiva ratifica da parte della Verkhovna Rada solo nel maggio 2005. Le più grandi potenze al mondo in realtà non hanno mai aderito alla Convenzione: Stati Uniti e Cina, Russia, India e Pakistan, tutte potenze atomiche, non sono membri della convenzione. Ma anziché correre in direzione del progresso umano, il mondo procede in direzione opposta in nome di una presunta necessità di difesa: ritenendo di essere minacciati dalla Russia hanno già fatto un passo indietro diversi altri Paesi, e altri ancora sono in marcia per uscire dalla Convenzione. Giovedì scorso la camera bassa del Parlamento polacco, il Sejm, ha promosso il disegno di legge sul ritiro dalla Convenzione. A metà giugno aveva fatto lo stesso anche il Parlamento finlandese, e a inizio maggio quello lituano.
Non è chiaro se occorra un passaggio parlamentare alla Verkhovna Rada, come sostiene Kostenko, per chiudere la procedura politica varando il decreto di Zelensky. Il quale specifica in realtà che l’attuazione è affidata al ‘Consiglio per la sicurezza nazionale e la difesa’ che a sua volta impegna il Consiglio dei ministri senza alcun passaggio menzionato alla Rada, il Parlamento ucraino.
In ogni caso, il dado è tratto: le forze ucraine potranno usare le mine anti-uomo diffondendo nel territorio controllato, cioè quasi interamente nella stessa Ucraina,un’arma che resterà micidiale per i civili anche alla fine della guerra, quando il buon senso riuscirà a prevalere sulla logica marziale. La Convenzione di Ottawa era nata proprio per vietare l’uso di armi che restano devastanti per generazioni. Ma la guerra sempre più aspra e l’offensiva russa d’estate sta mettendo sotto pressione grandi estensioni della linea del fronte sia nel Nord, nella zona di Sumy e Kharkiv; che a Est e soprattutto nel Sudest, dove si concentra la forte spinta delle ultime settimane con la conquista del gigantesco giacimento di litio di Shevchenko.
Per giustificare la decisione il ministero degli Esteri ucraino sostiene che occorreva garantire la massima priorità alla sicurezza dei cittadini e alla difesa dello Stato,ricordando che la Russia “ha fatto ampio uso di mine anti-uomo dal 2014, non essendo parte della convenzione”. Dal 2022, dice la diplomazia ucraina, Mosca ha iniziato a utilizzare le mine anti-uomo in quantità enorme, ottenendo un vantaggio. Questa è la ragione del balzo all’indietro di Kiev da una Convenzione firmata e ratificata “in un momento in cui tali circostanze non erano presenti e non potevano essere previste”. Pertanto, l’Ucraina si è trovata “in una situazione diseguale e ingiusta, che limita il suo diritto all’autodifesa ai sensi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite”.
Ecco perché, dice Kiev, non si poteva che ripercorrere la strada a ritroso già imboccata da Lettonia, Lituania, Estonia, Polonia e Finlandia, riconsiderando la propria posizione. Le regole di civiltà sull’autolimitazione alle mine anti-uomo sono state firmate quando nessuno di questi Paesi riteneva di essere minacciato direttamente da Mosca, e la situazione della sicurezza regionale “è notevolmente peggiorata”. “La comunità internazionale – spiega il ministero degli Esteri ucraino – deve riconoscere la priorità della difesa del nostro Stato. L’Ucraina ha preso una decisione politica difficile ma necessaria: siamo convinti che questo passo sia necessario e adeguato al livello delle minacce, perché stiamo parlando della sopravvivenza e della preservazione dell’Ucraina come Stato sovrano, indipendente e libero”.
Il risultato è che ora le forze armate ucraine potranno legittimamente utilizzare le mine anti-uomo che la maggior parte dei Paesi del mondo erano riusciti con difficoltà a mettere al bando, salvaguardando gli arti e la vita dei loro stessi cittadini. Una battaglia che ha mosso le migliori energie della società civile nel tentativo di varare un limite invalicabile per la violenza senza freni che la guerra cerca di legittimare: Lady Diana Spencer fu l’immagine stessa di questo progresso civile che ora perde colpi, con l’Ucraina che si unisce ai 36 Stati membri dell’Onu che non aderiscono alla Convenzione.