Ogni anno, tra giugno e dicembre, le Filippine vivono la stagione dei tifoni. Ma quella del 2025 ha superato ogni previsione: il super-typhoon Fung-wong ha travolto l’isola di Luzon appena pochi giorni dopo il devastante Kalmaegi, lasciando dietro di sé lutti, alluvioni e oltre un milione di sfollati. Eppure, anche davanti alla furia degli elementi, emerge una lezione che questo popolo asiatico continua a dare al mondo: la forza della fede e della solidarietà.
Non si tratta solo di cronaca meteorologica. Il riscaldamento globale rende gli oceani più caldi e i venti più violenti: i tifoni non sono più numerosi, ma sempre più potenti. È la natura che restituisce all’uomo gli effetti delle sue scelte sbagliate. E tuttavia, nel cuore di questa tragedia climatica, i filippini non cedono alla disperazione. Le immagini che arrivano da Tuao o da Samar mostrano non solo distruzione, ma volontari che spalano fango, famiglie che si aiutano, giovani che trasformano le chiese in rifugi.
In un Paese dove la fede cattolica è parte dell’identità nazionale, la risposta al dolore prende spesso la forma della preghiera e dell’aiuto reciproco. Le statue del Santo Niño o della Madonna, recuperate tra le macerie, diventano simboli di speranza. È come se, nella fragilità della loro terra, i filippini trovassero una forza spirituale che nessun tifone può cancellare.
Il Vangelo invita a leggere anche le tempeste come occasione di fraternità: “I venti soffiano, le acque si abbattono sulla casa, ma essa non cade, perché è fondata sulla roccia” (Mt 7,25). Quella roccia, per le Filippine, si chiama comunità. E ogni volta che il vento passa, la ricostruzione comincia non con i soldi, ma con le mani e con il cuore.
Forse è questo il messaggio che l’arcipelago lancia al mondo: la vera resilienza non è solo tecnica o economica, ma umana e spirituale. È il saper ricominciare insieme, con fede e con dignità. In un’Asia sempre più segnata da disuguaglianze e tensioni, il popolo filippino resta un faro di fraternità cristiana.
Dove la natura distrugge, loro seminano speranza. E ricordano a tutti noi che, anche dopo la tempesta, la vita può rinascere — se la casa è fondata sulla roccia della solidarietà.
