La religione non scompare: torna in scena, ma distorta. Non come fede che apre all’incontro, ma come strumento politico che giustifica guerra e dominio.
Abbiamo spesso pensato che la secolarizzazione avrebbe relegato la religione a superstizione del passato. Eppure, nel mondo di oggi, il nome di Dio torna con forza sulla scena pubblica. Non per interrogare le coscienze, ma per blindare identità, giustificare occupazioni, alimentare conflitti. È una religione ridotta a ideologia, un Dio piegato a idolo.
Donald Trump lo evoca come garante dei “veri americani”; Vladimir Putin benedice i confini della Santa Madre Russia e i suoi carri armati; i leader di Hamas trasformano l’Islam in ideologia della morte; Benjamin Netanyahu giustifica colonizzazioni e guerra con un sionismo messianico. È lo stesso schema: non un Dio che libera, ma un Dio usato per legittimare.
La Bibbia ci mette in guardia: il problema non è l’ateo, ma l’idolatra. Chi pretende di possedere Dio smarrisce il suo volto. Nel Getsemani Gesù ferma il discepolo che impugna la spada: nessuna guerra santa nel suo nome. È qui che la Dottrina Sociale della Chiesa ci offre la bussola: Dio non è il marchio di una nazione, ma Padre di tutti. La fede autentica non alimenta l’odio, ma costruisce ponti di giustizia e fraternità.
Oggi, invece, vediamo una religione che incendia: non consola, ma mobilita le masse al rancore. Non apre spazi di pace, ma rafforza identità contrapposte. È il rischio denunciato anche dal cardinale Martini: se ogni popolo guarda solo al proprio dolore, prevarrà sempre la vendetta.
Ecco il nodo decisivo: la religione può diventare veleno quando viene usata come carburante politico. Ma può essere anche medicina, se torna alla sua sorgente, che è l’amore gratuito di Dio. Non si tratta di negare la dimensione pubblica della fede, ma di custodirne la verità: Dio non divide, riconcilia; non arma, disarma; non giustifica muri, ma apre sentieri.
Il nostro compito, come credenti, è smascherare l’idolo che veste i panni di Dio e scegliere invece il volto del Vangelo: quello che si china sui poveri, che benedice gli operatori di pace, che proclama beati i miti. Tutto il resto, anche quando si riveste di parole sacre, non è religione ma bestemmia.