Papa Leone XIV, con la decisione di collocare il Pontificio Comitato per la Giornata Mondiale dei Bambini all’interno del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha impresso un segno chiaro: la cura dei più piccoli non è un evento episodico, ma un asse strutturale della missione della Chiesa. Non si tratta solo di organizzare una manifestazione annuale, ma di integrare, in modo stabile, la tutela e la promozione dell’infanzia nel respiro stesso della pastorale familiare e laicale.

Questo atto, che prolunga e rafforza l’intuizione di Papa Francesco — la GMB come “sorella minore” della GMG, ma con un cuore proprio — rivela un’attenzione evangelica concreta: “Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me” (Mc 9,37). Papa Leone non ha lasciato cadere questa eredità, anzi, l’ha potenziata con un gesto di governo che guarda lontano.

Eppure, di fronte a una scelta tanto luminosa, alcune voci mediatiche — come Il Foglio e La Nuova Bussola Quotidiana— hanno preferito insinuare retropensieri, arrivando a dipingere questa decisione quasi come uno “scivolamento” di padre Enzo Fortunato, responsabile del Comitato. È un atteggiamento che ricorda più la logica del “gufare” che quella del discernimento evangelico. Si punta il dito sulle figure di spicco della pastorale, insinuando dubbi invece di riconoscere i frutti. È un gioco sterile, che rischia di impoverire il clima ecclesiale, già segnato da troppe polarizzazioni.

La realtà è un’altra. Padre Enzo, con il suo stile sobrio e appassionato, ha saputo parlare al cuore del Paese e non solo: vent’anni di servizio ad Assisi come portavoce del Sacro Convento, poi la responsabilità della comunicazione della Basilica di San Pietro, infine una presenza costante e rassicurante nei media pubblici. La sua missione non è una vetrina personale, ma un ministero della parola che attinge al carisma francescano: annunciare Cristo con semplicità, vicinanza e gioia.

La prima edizione della Giornata Mondiale dei Bambini, nel maggio 2024, lo ha dimostrato: bambini da ogni continente riuniti in un clima di festa, preghiera e fraternità, segno di un Vangelo che mette al centro i più vulnerabili. È questa l’immagine che dobbiamo custodire: non le caricature malevole, ma i volti sorridenti dei piccoli che la Chiesa abbraccia e accompagna.

Papa Leone XIV, con questa scelta, dice chiaramente che la pastorale dell’infanzia non è un’appendice, ma un pilastro. Chi ama la Chiesa dovrebbe rallegrarsi, non storcere il naso. Perché — e qui vale la lezione di San Francesco — “il bene va detto, il male va taciuto o corretto nella carità”.