Pace, giustizia e verità: la Chiesa a Cuba tra comunione e profezia, sulle orme di Papa Leone XIV

In un tempo segnato da tensioni geopolitiche e fragilità sociali, le parole pronunciate dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher nella Cattedrale dell’Avana assumono un valore che va ben oltre il cerimoniale di un anniversario diplomatico. La celebrazione dei novant’anni di relazioni bilaterali tra la Santa Sede e Cuba è diventata occasione per ribadire con forza la missione essenziale della Chiesa: essere segno di comunione, portatrice di verità e seminatrice di pace. Tre pilastri – pace, giustizia e verità – che Papa Leone XIV ha posto al cuore del suo magistero e che oggi la diplomazia vaticana continua a testimoniare con coerenza evangelica.

Non si tratta di parole astratte, ma di riferimenti concreti a una prassi ecclesiale che non teme di entrare nelle pieghe della storia. Gallagher ha voluto ricordare la “vicinanza” storica e attuale della Chiesa al popolo cubano, un legame costruito non solo dai viaggi apostolici – da san Giovanni Paolo II a Papa Francesco – ma da una presenza quotidiana, fatta di parrocchie, scuole, caritas e pastorale sociale. Una vicinanza che non si limita a consolazioni spirituali, ma che abbraccia i dolori e le speranze di un popolo in cammino.

Verità come base di ogni dialogo

Tra i pilastri evocati, la verità assume un ruolo centrale. Non una verità ideologica o polemica, ma quella che nasce dalla fedeltà al Vangelo e che permette relazioni autentiche, rispettose e durature. In un mondo che spesso oscilla tra narrazioni manipolate e chiusure identitarie, la Chiesa ribadisce che il dialogo – anche con le autorità civili – ha senso solo se si fonda su ciò che è vero, cioè sul riconoscimento della dignità di ogni persona e del bene comune come criterio supremo.

Il richiamo alla Caritas in veritate risuona fortemente anche in un contesto delicato come quello cubano. La Chiesa non prende parte a dispute politiche, ma annuncia instancabilmente che non vi può essere vera giustizia senza verità, né pace senza riconciliazione. È una visione che si nutre della dottrina sociale della Chiesa e che trova nuova energia nel magistero di Leone XIV, successore di Francesco, che con il motto In illo uno unum ha voluto ribadire che l’unità è possibile solo in Dio, ed è sempre frutto di carità.

La comunione come vocazione ecclesiale

Nel cuore dell’omelia di Gallagher c’è anche un forte richiamo all’unità della Chiesa, non come conformismo dottrinale o uniformità organizzativa, ma come comunione profonda tra i battezzati, i vescovi e il Papa. Unità non è mai compromesso al ribasso, ma esercizio spirituale che nasce dalla custodia reciproca. In un mondo segnato dalla frammentazione e da derive autoreferenziali, questo è un messaggio quanto mai urgente.

La Chiesa – ha ricordato il presule – ha attraversato mari agitati, ma non ha mai perso la rotta se ha navigato ancorata allo Spirito e guidata dalla carità. Per questo, anche in un’isola che ha conosciuto privazioni e trasformazioni epocali, la comunità cristiana resta un punto di riferimento morale e umano. La preghiera alla Virgen de la Caridad del Cobre, amata e invocata anche nei momenti più bui, diventa emblema di una fede che non si piega, ma apre varchi alla speranza.

Diplomazia della carità

Nelle parole conclusive dell’omelia, Gallagher ha saputo unire teologia e diplomazia in uno stile tutto evangelico: la collaborazione tra la Santa Sede e le autorità cubane non è solo istituzionale, ma ispirata da una carità che “non cerca il proprio interesse” e si preoccupa del bene reale delle persone, specialmente dei più vulnerabili.

In questo senso, la missione della Chiesa non è alternativa alla costruzione della società civile, ma suo supporto e coscienza critica. La carità, intesa come dono e impegno, è l’unica forza capace di sostenere i pilastri della pace, della giustizia e della verità senza ridurli a slogan diplomatici.

Cuba, nel cuore della Chiesa, diventa oggi un simbolo: di un popolo che soffre ma spera, di una Chiesa che accompagna senza imporsi, di una diplomazia che non cerca vantaggi, ma spazi di libertà per annunciare il Vangelo. Papa Leone XIV ha indicato la via: una Chiesa in comunione, al servizio del mondo. L’arcivescovo Gallagher ne ha tracciato i confini: la verità che libera, la pace che unisce, la giustizia che risana. E tutto questo, sempre, nella luce disarmata della carità.