Nel Paese asiatico quasi un anziano su due lavora dopo la pensione per integrare redditi insufficienti. Il modello coreano interroga anche l’Italia, tra invecchiamento demografico, sostenibilità del welfare e nuove forme di flessibilità.
Nella metropolitana di Seul capita sempre più spesso di vedere anziani impegnati in lavori umili: distribuiscono volantini, consegnano cibo, ripuliscono strade. Non è un’iniziativa civica né un passatempo: molti di loro lo fanno per necessità economica. In Corea del Sud, secondo l’OCSE, quasi il 46% degli over 65 continua a lavorare dopo il pensionamento, spesso in condizioni precarie e senza reali tutele.
Una situazione che fotografa una realtà complessa: la pensione pubblica coreana garantisce in media solo il 27% del reddito necessario a condurre una vita dignitosa, mentre la tradizionale rete familiare di supporto si è fortemente indebolita con l’evoluzione dei modelli sociali. Il risultato è una fascia crescente di anziani che, anche superata l’età pensionabile, rientra nel mercato del lavoro per garantirsi una vecchiaia sostenibile.
Tra demografia e sostenibilità del sistema
Il caso sudcoreano, pur nella sua specificità, interroga anche l’Europa e l’Italia. L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno comune a molti Paesi sviluppati: secondo Eurostat, entro il 2050 gli over 65 rappresenteranno oltre il 35% della popolazione italiana, con un rapporto sempre più sbilanciato tra contribuenti attivi e beneficiari del sistema pensionistico.
Il tema, dunque, non è solo sociale ma anche economico. Come garantire la tenuta del sistema pensionistico pubblico?È una delle grandi sfide dei prossimi decenni. In Italia, la pensione media si attesta intorno ai 1.217 euro mensili, ma per le nuove generazioni, con carriere lavorative più frammentate e contratti spesso atipici, si prevede che gli assegni futuri possano scendere sotto i 700 euro.
Lavorare più a lungo?
La questione è particolarmente sentita nel dibattito sulle riforme previdenziali. In Europa già da tempo si assiste a un progressivo innalzamento dell’età pensionabile. In Germania, ad esempio, si è già arrivati a 67 anni. Anche in Italia si discute da anni su un sistema più flessibile che consenta una maggiore libertà di scelta sull’uscita dal lavoro, eventualmente incentivando chi decide di restare più a lungo.
È uno scenario che richiede un equilibrio tra sostenibilità finanziaria e tutela sociale. Rivedere il modello previdenziale, favorire forme di previdenza integrativa, promuovere una maggiore partecipazione femminile al lavoro e sostenere la natalità sono elementi chiave per rispondere alla sfida.
Non una deriva, ma una trasformazione
Il caso sudcoreano non deve essere letto come un allarme, ma come una tendenza che va compresa e governata. Tornare a lavorare dopo la pensione può essere, in molti casi, una libera scelta, soprattutto se si tratta di attività compatibili con l’età e valorizzanti. La differenza la fa il contesto: in Corea del Sud molti lavorano non per desiderio, ma per bisogno.
Per evitare che questo accada anche in Europa, è necessario rafforzare la previdenza pubblica, ma anche investire in percorsi di invecchiamento attivo, garantendo a chi lo desidera di restare nel mondo del lavoro in modo flessibile e dignitoso. Inoltre, il coinvolgimento del mondo delle imprese sarà fondamentale: favorire politiche aziendali che valorizzino l’esperienza dei lavoratori senior può rappresentare un vantaggio competitivo e un valore sociale.
Il ruolo delle famiglie e del terzo settore
In parallelo, sarà cruciale il contributo di altri attori: la famiglia, il volontariato, le reti territoriali. In un Paese come l’Italia, dove i legami familiari sono ancora relativamente forti, una sinergia tra pubblico e privato sociale potrà contribuire a ridurre il rischio di povertà in età avanzata.
La sfida non è evitare che gli anziani lavorino, ma garantire che non siano costretti a farlo controvoglia, in condizioni di disagio. Un obiettivo che richiede una visione di lungo periodo, capace di coniugare responsabilità economica e coesione sociale.
Approfondimento – I numeri chiave:
- Corea del Sud: il 46% degli over 65 ancora al lavoro. Pensione pubblica media: 27% del reddito necessario.
- Italia: pensione media 1.217 euro; per i lavoratori più giovani, proiezioni future sotto i 700 euro mensili.
- UE: trend in aumento dell’età pensionabile. In Germania già a 67 anni, altri Paesi valutano analoghi adeguamenti.
- Entro il 2050: 1 italiano su 3 sarà over 65.
Il ritorno al lavoro in età avanzata, se ben regolato e accompagnato, non è per forza una minaccia, ma può essere una risorsa sociale ed economica. A patto che non si scarichino sul singolo i costi di un sistema che fatica ad adattarsi al mutamento demografico.