Dall’estate del 2013, il caso di Padre Stefano Manelli, iniziatore storico dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata, ha attraversato la vita della Chiesa come una prova dolorosa e complessa. Oggi, con la sentenza del Tribunale di Avellino che ha dichiarato estinto per prescrizione il reato per cui egli era imputato, insieme ad altri, si chiude una pagina giudiziaria ma non il necessario discernimento ecclesiale, spirituale e comunitario.
Lo ribadiamo con rispetto e chiarezza: prescrizione non è assoluzione. La sentenza del 23 giugno 2025 ha escluso ogni formula di proscioglimento nel merito, affermando che non vi erano le condizioni per dichiarare l’innocenza dell’imputato. Il procedimento si è concluso solo per decorrenza dei termini, non per insussistenza dei fatti. Questo punto deve essere compreso a fondo da tutti coloro che amano la verità nella Chiesa.
Il carisma non può dividersi dalla comunione
Padre Manelli è stato, storicamente, l’iniziatore di un progetto di vita religiosa ispirato al francescanesimo e al kolbianesimo, inizialmente accolto e approvato sia in sede diocesana che dalla Santa Sede. Tuttavia, negli anni del suo lungo governo, e ancor più dopo la sua rimozione nel 2013, è divenuto evidente un progressivo allontanamento dalla Chiesa e dal progetto originario.
La tentazione di porsi al di sopra del discernimento ecclesiale, di agire come riferimento assoluto e indiscutibile per i membri dell’Istituto, ha oscurato il carisma stesso. La successiva promozione di nuove realtà parallele, la gestione disordinata dei beni, le tensioni con l’autorità della Chiesa e l’uso di media ostili al Papa, hanno messo in pericolo non solo l’unità dell’Istituto, ma anche la sua identità profonda.
In coscienza ecclesiale, oggi si può affermare che Padre Manelli non può più essere considerato fondatore autentico dell’Istituto: né per lo spirito che ha lasciato, né per le azioni che ha compiuto. Le idee e le iniziative che ha continuato a sostenere fuori dal perimetro dell’obbedienza ecclesiale si sono rivelate divisive, depauperatrici, e in contrasto con il cammino evangelico di comunione e umiltà.
Un pensiero per i frati e le suore
Con grande rispetto e compassione, rivolgiamo un pensiero fraterno a quanti, dentro l’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata, hanno attraversato questi anni difficili con fede, dolore e responsabilità. Molti frati hanno scelto il cammino della collaborazione con la Santa Sede, accettando il tempo della purificazione, offrendo la propria obbedienza nella ricerca dell’unità e della fedeltà autentica al carisma francescano-mariano.
A questi fratelli, che oggi stanno ricostruendo fraternità e speranza, vanno i nostri più sentiti auguri: che possano rifiorire nel servizio alla Chiesa, alla povertà, alla missione, in piena comunione con il Successore di Pietro. La loro docilità non è stata debolezza, ma segno di vera forza evangelica.
Con dolore, invece, osserviamo che molte suore dello stesso carisma vivono ancora in una forma di sudditanza sacralenei confronti del fondatore storico, restando di fatto commissariate. Preghiamo perché anche per loro venga il tempo della libertà interiore, della maturità carismatica, e del distacco da ogni legame idolatrico con figure umane. Il carisma, se è autentico, fiorisce solo nell’obbedienza alla Chiesa.
Misericordia e verità
Infine, nel pieno rispetto della persona, affidiamo Padre Stefano Manelli alla misericordia di Dio, consapevoli della sua veneranda età e del lungo tempo trascorso nella vita religiosa. La misericordia però non annulla la verità, né può diventare alibi per evitare responsabilità. Come ha scritto Papa Francesco, «non ci salveremo dalla crisi nascondendo il marciume sotto il tappeto» (Lettera al Popolo di Dio, 2018).
Il tempo presente chiede coraggio, umiltà e chiarezza. Compassione per le vittime, solidarietà con chi ha sofferto, misericordia per chi ha errato. Ma soprattutto, fedeltà al Vangelo, che ci insegna che il buon pastore è colui che non fugge, che non divide, che non trattiene per sé il gregge, ma lo riconduce sempre all’unico ovile della Chiesa.