Nella notte tra il 6 e il 7 settembre 2025, l’Ucraina è stata colpita da un attacco senza precedenti: oltre 800 droni d’attacco e una dozzina di missili hanno devastato infrastrutture energetiche, siti industriali, dispiegamenti logistici e, per la prima volta, il palazzo del governo di Kiev. Tra le vittime civili, anche una madre e un neonato, segno che la guerra — anche tra obiettivi militari — continua a mietere vite innocenti.

Gli Stati Uniti: tra parole forti e misure in attesa

Dagli Stati Uniti sono giunte condanne nette, ma accompagnate da ambiguità e promesse ancora da realizzare. Il presidente Donald Trump ha dichiarato di essere pronto a passare a una “seconda fase” di sanzioni — una mossa mai concretamente descritta — nella speranza di convincere Mosca a negoziare pace  .

Il segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha chiarito che Washington e Bruxelles stanno valutando l’introduzione di sanzioni secondarie nei confronti dei Paesi che continuano a comprare petrolio russo, come India e Cina  .

Una proposta concreta arriva dal Congresso: il Sanctioning Russia Act, presentato dal senatore Lindsey Graham, prevede tariffe fino al 500 % contro chi continua a sostenere l’economia russa con acquisti energetici  .

L’Europa: timida coesione o strategia ambivalente?

Sul fronte europeo, la reazione è stata di condanna unanime. Bruxelles ha convocato una delegazione per incontri a Washington con i responsabili americani, tra cui O’Sullivan per l’UE e il Tesoro USA, allo scopo di uniformare le risposte su nuove sanzioni  .

Germania, Francia e i vertici UE chiedono di attaccare le entrate energetiche russe, estendendo le sanzioni anche a compagnie non ancora sanzionate — come Lukoil — e raffinerie attive all’estero  . Inoltre, la Commissione europea ha lavorato a una diciannovesima serie di sanzioni, includendo banche e altri settori strategici  .

Tuttavia, alcune lacune persistono: Ungheria e Slovacchia continuano ad importare energia dalla Russia, rendendo più complicata la coesione europea e attenuando l’efficacia delle misure comuni  .

Sul campo: un attacco politico e morale con la domanda di risposta

L’offensiva di Mosca non è solo un atto militare, ma un avvertimento diretto: colpire il simbolo del potere ucraino senza una risposta adeguata dall’Occidente. Il silenzio, o peggio l’indifferenza strategica, rischia di trasformare la prudenza in complicità.

L’Europa e gli Stati Uniti stanno valutando nuove misure, probabilmente più incisive. Ma la vera domanda è: ci sarà la volontà politica per farle seguire davvero alle parole? Se la diplomazia non si traduce in azioni concrete, l’Ucraina resterà sola sotto i colpi, e il sistema occidentale rischierà di perdere credibilità.