NEW YORK: Una caccia all’uomo durata due giorni, oltre 100 agenti mobilitati, droni, cani poliziotto, sobborghi in lockdown e lo spettro del terrorismo politico interno. Il Minnesota si è svegliato ieri con un sospiro misto a rabbia. È finita con l’arresto di Vance Boelter, 57 anni, la più vasta operazione di ricerca mai registrata nello Stato. L’uomo è accusato di aver ucciso a colpi di pistola Melissa Hortman, ex speaker della Camera statale, e suo marito Mark, e di aver gravemente ferito il senatore John A. Hoffman e sua moglie, Yvette. I due erano noti esponenti democratici locali.
Boelter, ex agente di sicurezza privata e promotore di posizioni antiabortiste e ultraconservatrici, è stato trovato mentre strisciava tra i boschi nei pressi di Green Isle, non lontano dalla sua abitazione, con addosso un’arma e – secondo gli investigatori – un distintivo falso e una maschera di gomma usata per fingersi poliziotto. Non ha opposto resistenza.
Obiettivo: i nemici della nuova destra?
Nel suo zaino è stato ritrovato un quaderno con 70 nomi. Politici progressisti, dirigenti sanitari, leader civili e centri Planned Parenthood. Un elenco nero. Un’agenda ideologica che sa di vendetta organizzata, maturata nel ventre del nazionalismo cristiano e dell’estrema destra armata. Il procuratore generale Keith Ellison ha annunciato che verrà chiesto al gran giurì di incriminare Boelter per omicidio di primo grado.
La rappresentante Hortman era una figura rispettata e ostinata: paladina del diritto all’aborto, aveva guidato importanti riforme sul congedo medico e sulla legalizzazione della cannabis. Un bersaglio perfetto per una certa America armata, radicalizzata e spinta a odiare chi “non sta dalla parte giusta”.
Attacco pianificato, giustizia ferita
Boelter si era introdotto nella casa degli Hoffman fingendosi un agente. Ha colpito i due coniugi, ma è stata la figlia della coppia, con una chiamata al 911 e il coraggio della madre che si è gettata su di lei per proteggerla, a impedire un bilancio ancora più tragico. Gli agenti, intuendo la gravità della situazione, hanno raggiunto la residenza della Hortman, trovando Boelter pronto a sparare anche lì. Uno scambio a fuoco, la fuga. Poi l’inseguimento.
Il governatore del Minnesota, Tim Walz, ha chiesto «di fermare l’escalation della violenza politica» e ha definito l’accaduto «un attacco ai valori democratici fondamentali del nostro paese». La polizia non esclude che il sospetto potesse agire con l’aiuto di altri.
Una democrazia sotto assedio
Negli ultimi mesi, i servizi statunitensi hanno lanciato l’allarme sul rischio crescente di terrorismo interno legato all’estrema destra armata, alimentato da una retorica che non disdegna l’uso della forza. L’FBI è ora coinvolta nell’indagine e valuta l’incriminazione anche a livello federale.
Nel frattempo, John Hoffman è fuori pericolo e ha già chiesto che la tragedia non venga usata «per politicizzare ulteriormente il clima» ma per «rafforzare la solidarietà e la responsabilità». Ma il Minnesota resta scioccato. E l’America, ancora una volta, guarda nel proprio specchio armato, senza sapere come uscirne.
Mediafighter seguirà gli sviluppi. Per ora, resta una domanda sospesa tra le case silenziose di Minneapolis e le aule vuote del parlamento statale: quanto ci manca a una guerra civile a bassa intensità?