La Cassazione chiude l’affaire Bygmalion
La lunga vicenda giudiziaria legata al finanziamento della campagna presidenziale del 2012 si conclude con un nuovo capitolo pesante per Nicolas Sarkozy. Mercoledì 26 novembre, la Corte di cassazione francese ha respinto il ricorso dell’ex capo dello Stato, rendendo definitiva la condanna stabilita in appello per l’irregolarità dei conti della sua seconda corsa all’Eliseo.
Si tratta della seconda condanna penale irrevocabile per Sarkozy, già colpito dalla sentenza nell’affaire delle intercettazioni – la cosiddetta “Bismuth” – che aveva comportato un anno di detenzione da scontare sotto forma di braccialetto elettronico.
La difesa: “Non era a conoscenza del superamento delle spese”
Gli avvocati dell’ex presidente hanno fatto sapere che Sarkozy “prende atto” della decisione. Pur riconoscendo che la Corte d’appello non avesse imputato all’ex presidente una conoscenza diretta delle irregolarità contabili, la Cassazione ha confermato un principio fondamentale: il candidato è responsabile della regolarità del proprio finanziamento politico, a prescindere dal suo coinvolgimento operativo nella gestione dei conti.
È questa la ragione per cui, nonostante le responsabilità materiali siano ricadute principalmente su collaboratori e struttura di partito, la condanna è stata confermata.
Un sistema di doppie fatture per mascherare spese record
Le indagini del caso Bygmalion avevano messo in luce come, nel 2012, la campagna del candidato dell’UMP avesse superato in maniera clamorosa il tetto previsto dalla legge: quasi 43 milioni di euro di costi reali, contro un limite fissato a 22,5 milioni.
Per evitare che lo sforamento emergesse, era stato messo in piedi un complesso sistema di doppia fatturazione, che trasferiva al partito UMP — tramite eventi fittizi e “conventions” mai realmente svolte — una parte consistente delle spese generate dai meeting.
Sarkozy non era accusato di aver organizzato questo sistema, ma di averne tratto vantaggio come candidato. È per questo che la responsabilità penale è stata confermata.
La pena: un anno di reclusione, in parte con misure alternative
Nel febbraio 2024 la Corte d’appello di Parigi aveva condannato Sarkozy a un anno di carcere, di cui sei mesi da scontare con misure alternative (braccialetto elettronico o semi-libertà). La Cassazione ha ora stabilito che tale sentenza è definitiva.
Assieme a lui diventano definitive anche le condanne del suo ex direttore di campagna Guillaume Lambert e di due dirigenti dell’UMP dell’epoca, Eric Cesari e Pierre Chassat.
L’ex presidente sarà quindi convocato dal giudice dell’applicazione delle pene per organizzare l’esecuzione della sentenza.
Una situazione giudiziaria sempre più complessa
Per Sarkozy, oggi settantenne, questa nuova condanna si aggiunge alla già pesante vicenda delle intercettazioni telefoniche, diventata irrevocabile nel dicembre 2024. Aveva portato al suo monitoraggio per alcuni mesi tramite braccialetto elettronico, poi sostituito da una libertà condizionata anticipata in considerazione dell’età.
Il quadro si complica ulteriormente alla vigilia del processo d’appello sul presunto finanziamento libico della campagna elettorale del 2007, fissato tra il 16 marzo e il 3 giugno.
In quel caso, il tribunale correzionale lo aveva condannato in primo grado a cinque anni di reclusione, ritenendo che avesse consapevolmente lasciato ai suoi collaboratori la gestione di fondi provenienti dal regime di Gheddafi.
Quella condanna, al tempo non definitiva, non era stata utilizzata per aggravare la pena complessiva, a differenza della sentenza “Bismuth”, che aveva pesato nella valutazione dei giudici.
Una detenzione senza precedenti per un ex presidente
La recente incarcerazione di Sarkozy per tre settimane alla prigione parigina della Santé — prima della liberazione sotto controllo giudiziario del 10 novembre — aveva suscitato un acceso dibattito pubblico, essendo la prima volta nella storia della Quinta Repubblica che un ex presidente veniva recluso.
Sarkozy ha annunciato che racconterà quei giorni nel libro “Le Journal d’un prisonnier”, in uscita esattamente un mese dopo il suo rilascio.
Una carriera politica segnata sempre più dalla giustizia
La decisione della Cassazione chiude definitivamente l’affaire Bygmalion, ma non il capitolo giudiziario di Nicolas Sarkozy, che rimane al centro di uno dei dossier politici-giudiziari più complessi e controversi della Francia contemporanea.
Con due condanne ormai definitive e un processo d’appello decisivo alle porte, il futuro dell’ex presidente si presenta ancora avvolto da molte incognite.
